Capita sovente che ad un recensore venga chiesto di giudicare un disco di un genere a lui distante. Oppure indigesto, inutile girarci intorno o nascondersi dietro frasi di circostanze.
Ed è questo il mio caso. Mi trovo tra le mani " Don't Break The Bloodpart " dei romani Payback, band nata nel 2002, dopo l'incontro tra vari personaggi della scena locale hardcore, storicamente sempre attiva in questi ultimi anni. La loro proposta, un hardcore tout court di stampo chiaramente newyorchese, si evolve parecchio rispetto al debut uscito due anni fa, facendosi così apprezzare anche dal sottoscritto, solitamente molto distante da certi suoni. Parlavamo di questa loro evoluzione, ebbene si tratta di un'evoluzione limitata, data anche dai paletti " storici " che un genere crudo e rozzo come l'hardcore impone. Questo progredimento viene evidenziato da arrangiamenti praticamente perfetti, soluzioni alternative al solito picchiare ciecamente con aperture melodiche e stop and go da pogo sfrenato. Una cosa che mi ha colpito in maniera sicuramente positiva, è stato il doppio cantato, che offre una marcia in più in termini di varietà alla proposta dei nostri cinque hardcores. Molto belli anche alcuni solos del chitarrista Damiano, il quale dimostra di non essere solo un velocissimo tosaerba a sei corde, esprimendo un gran gusto per certe soluzioni melodiche. Il disco dura pochissimo, venti minuti suddivisi in nove brani autografi più una cover di dei Cro-Mags ( la song numero dieci, " Hard Times " ). Un minutaggio che non stanca, soprattutto grazie alla bontà di questi brani. Mi preme segnalarvi " Stand Your Ground ", che ad un inizio tipicamente NYHC alterna parti rallentate e cori da sballo, " Our Roots " dal coro coinvolgente e dal mood spensierato e " Burn " con i suoi continui stop and go. In definitiva ci troviamo d'avanti ad un disco che si distacca dal solito hardcore sparato a mille, con una bella iniezione di melodia e cura negli arrangiamenti. Tutti particolari che potranno permettere ai Payback di raggiungere anche un pubblico, giovane e non, solitamente poco avvezzo a tali sonorità.
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