Il decimo disco della leggenda
Immolation, il qui presente “
Atonement”, ci presenta una band in formissima, che dopo circa 30 anni di attività non ha smesso di evolversi o, quantomeno, cercare nuove strade.
Dopo l’ottimo e brutale “
Kingdom Of Conspiracy”,
Ross Dolan e
Bon Vigna danno alle stampe un disco che, per certi versi, va assolutamente in controtendenza. Un disco oscuro, soffocante, come le spire di un boa constrictor, certo, ricco delle solite dissonanze e non scevro di momenti di brutalità, ma assolutamente virato di un groove lento e pesante come un macigno, con assoli epici e un riffing che a volte sfocia nel black metal.
L’oscurità che trasuda dai solchi di pezzi come “
Above All” e “
When The Jackals Come” sfiora vette di disperazione e angoscia forse mai toccati prima, il tutto a scapito della velocità e della ferocia esecutiva. Non sto dicendo che “
Atonement” non sia anche brutale, una “
Thrown To The Fire” sta lì a dimostrarlo, ma per la prima volta si avverte l’assenza di quella ferocia che ha fatto al fortuna di dischi come “
Unholy Cult” e “
Harnessing Ruin”, a tutto vantaggio di atmosfere apocalittiche, a tratti esoteriche.
Tecnicamente, dal punto di vista esecutivo, il livello è quello solito, cioè alto, perché gli
Immolation sanno scrivere musica intricata ma non complicata, capace di non perdere in immediatezza ed impatto, la riprova è la clamorosa “
Rise The Heretics”.
Anche le vocals di
Ross Dolan si adeguano al mood generale del disco, assumendo un tono maggiormente profondo e catacombale.
In buona sostanza questo è il disco doom degli Immolation, e gli assoli di
Bob Vigna tradiscono un’espressività angosciosa quasi inedita per la band, almeno nei suoi più recenti dischi.
Certo una maggiore ferocia esecutiva e un po’ più di velocità avrebbero dato un maggior senso di completezza al disco che, ad ogni modo, come al solito, si pone al top nella scena death metal della quale, gli
Immolation, sono tra i maggiori leader.