A solo un anno di distanza dal debutto
“Do Nothing Till You Hear From Me”, tornano i
The Mute Gods, “super-trio” composto da
Nick Beggs (Steven Wilson, Steve Hackett),
Roger King (Steve Hackett) e
Marco Minnemann (Joe Satriani, The Aristocrats).
Rispetto al sopraccitato album gli elementi di novità abbondano: un sound più ruvido, contaminazioni sinfoniche, echi marcatamente Seventies e inaspettate divagazioni new-wave.
L’iniziale
“Saltatio Mortis” è disorientante, un’overture orchestrale dalle sfumature epiche con le chitarre in evidenza che non avrebbe sfigurato in apertura di un disco power/prog metal.
“Animal Army” è più vicina al combo che abbiamo imparato ad apprezzare dodici mesi fa, a cavallo tra sonorità marziali e melodie beatlesiane.
“We Can’t Carry On” è una traccia semplice, lineare, a tratti alternative, dal break arioso con un
Beggs protagonista dietro al microfono.
“The Dumbing Of The Stupid” è il primo brano davvero “metal” del lotto, con
Minnemann impegnato a picchiare come un fabbro, e contrasta con la successiva
“Early Warning”, canzone morbida e sinistra a metà strada tra i Genesis post-Gabriel e i Pink Floyd di
“The Wall”. La title-track ci fa fare un tuffo negli anni del synth-pop, mentre
“Window Onto The Sun” presenta melodie semplici e orecchiabili incastonate in un arrangiamento ricco ed elaborato. La breve
“Lament”, drammatica e romantica, prelude a
“The Singing Fish Of Batticaloa”, lungo e solare brano profondamente radicato nei primi Anni Settanta (qui si percepiscono i trascorsi di
Beggs e
King alla corte di
Steve Hackett). Il groove di
“The Andromeda Strain” è coinvolgente, grazie a una scrittura accessibile e non troppo cervellotica, e sfocia nella lenta
“Stranger Than Fiction” dalle sfumature pop (sulla falsariga di
“Father Daughter”, epilogo del primo capitolo del trio).
“Tardigrades Will Inherit The Earth” è un disco profondamente diverso dall’esordio, molto eterogeneo, forse meno organico, ma sicuramente più coraggioso, a dispetto delle tematiche sempre spinose trattate (religione, politica, mass-media, ambiente). Non tutto mi ha entusiasmato (in particolare mi ha sorpreso la “piega sinfonica” dell’opera), ma è fuori discussione che ci troviamo di fronte a un buon lavoro.
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