Nemo profeta in patria, e non sto parlando dei capitolini
Unison Theory ma del sottoscritto che di loro non sapeva nulla, mai visti in giro o ai concerti, fino a che non gli è capitato tra le mani il loro debut cd "
Arctos", uscito a fine 2016 per la
Time to Kill Records.
Non che sia colpa loro eh, ci mancherebbe, anzi il culo di piombo qui sono proprio io ma certo sono bastati pochissimi minuti del loro album affinchè questo culone venisse preso a calcioni e spazzato via dal loro death metal ultra tecnico sì ma suonato col cuore, con una furia divina, tenendo sempre bene a mente il fine ultimo e supremo, comporre musica di qualità ed asservendo a questo compito la propria abilità.
"
Arctos", che peraltro è un concept ispirato al romanzo “Ice Hunt” di
James Rollins (altro punto a favore), si muove in territori death di nuovo millennio, ovvero nulla a che spartire con il death che ha cresciuto noi over40, quanto piuttosto quello inteso come "moderno", con
Meshuggah sull'eterno piedistallo dei modelli da cui prender spunto, senza gli eccessivi tecnicismi, anche a livello di ingombrante presenza nel sound, di band come gli
Obscura, peraltro presenti nella figura di
Rafa Trujillo come ospite nel brano apripista, se non consideriamo la breve intro, con un assolo - questo sì! - vecchio stile che pare di sentire
Schuldiner in
Individual Thought Patterns.
Le comparsate non finiscono qui, c'è anche
Riccardi dei
Fleshgod Apocalypse e
Studer, tastierista degli
Stormlord, ma non è sulla quantità di gente coinvolta che si misura la bontà degli Unison Theory che affondano le proprie radici, ed ancor di più i propri riff, nella scuola thrash statunitense (vedi "
Grendel", probabilmente il brano più canonico partorito dalla mente di
Omar Mohamed) fondendole con le cadenze più sincopate e sinistre, esatte da un genere in cui seguire lo stesso ritmo da capo a fine sarebbe assimilabile ad apostasia.
Cerebrali ma ugualmente passionali ed istintivi, gli
Unison Theory hanno confezionato un debutto con i fiocchi, in grado di sfamare entrambe le anime dell'ascoltatore estremo, quando magari attratto da sonorità più trendy ed attuali oppure resiliente ad un'eccessiva manierizzazione di quello che, a conti fatti, rimane in ogni caso death metal.
Una produzione davvero di elevatissima qualità, ottenuta nei Kick Recording Studios con
Marco Mastrobuono alla console (
Hour of Penance,
Fleshgod Apocalypse) ed il master degli Hertz Recording Studios (
Behemoth, Decapitated, Vader) e la chicca della conclusiva e magniloquente "
The Price of Eternity" (chissà che usare più elementi epico/tastieristici sia la mossa definitiva) sono le classiche ciliegine su una torta che farà gola a molti.
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