Maestoso. Di fronte a dischi così possiamo solo applaudire e respirare a pieni polmoni: a dispetto della fogna del mainstream, c'è aria pura nell'underground.Così concludeva una sua recensione giorni fa il Graz e così vorrei iniziare questa panoramica sul lavoro ad etichetta indipendente dei britannici
The Parasite Syndicate: resta un mistero come un combo di così grande valore non sia già sotto contratto con una Major.
Modalità suocera off.
Veniamo a questo disco d'esordio della band di Nottingham: un devastante uragano metal.
Non si può definire altrimenti questo
"The Parasite Syndicate" che seguendo le coordinate stilistiche di Engraved Disillusion ed Anterior (come direbbe qualcuno: band del Regno unito, una coincidenza?) ci regala un eccellente album di melodic death metal in chiave moderna.
Il drummer
Stuart Dunlop ed il bassista
Bret Richards creano un possente muro sonoro senza cedimenti e la coppia d'asce
Frazer/Sammakia cesella riffs granitici e passaggi melodici senza soluzione di continuità. Menzione importante anche per il cantante
Rich Donohe che alterna un growling di prim'ordine a parti in clean che aggiungono una nota di malinconia ai brani anzichè dare quel tocco catchy che spesso risulta fuori luogo in un album dalle sonorità inequivocabilmente death.
Il singolo già pubblicato in streaming
"Breathe you in" ci afferra immediatamente con il suo riffing coinvolgente per poi sciogliersi in un chorus di grande impatto, ben preceduto da un bridge in cui i due chitarristi danno prova di gran feeling e gusto nei passaggi melodici; non si sono ancora spente le ultime note che già
"All that we have" bussa con la delicatezza di un rullo compressore alle nostre orecchie.
"Red sky" con i suoi inserti elettronici rivela la parte più moderna del combo, una modernità che però viene tenuta a bada dalla violenza del comparto ritmico;
"Origin",
"Ghost" e
"Chakra" sono purissima aggressione sonora con riffs dal sapore vagamente thrasheggiante e linee vocali che passano dallo scream al clean senza perdere un'oncia della loro pesantezza.
E qui, quando ci si aspetterebbe la conclusione dell'album con 2 songs ancora più al fulmicotone, i
The Parasite Syndicate cambiano ancora registro regalandoci con
"Animus" una canzone vibrante ed emotivamente coinvolgente dimostrando che i nostri si trovano a proprio agio anche quando rallentano il tiro e provano a toccare le corde più delicate dell'anima.
Chiude la release la meravigliosa
"The Illusionist", ideale paradigma di tutto ciò che il gruppo può regalare in termini di melodia e violenza.
Un album splendido, maturo e pronto per diventare una delle migliori uscite di questo 2017: con queste premesse è davvero semplice pronosticare per
The Parasite Syndicate un futuro luminoso.
E' tutto nelle vostre mani ragazzi.
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