Wormwood - Ghostlands: Wounds from a Bleeding Earth

Copertina 7

Info

Anno di uscita:2017
Durata:58 min.
Etichetta:Non Serviam Records
Distribuzione:Sure Shot Worx

Tracklist

  1. GJALLARHORNET
  2. THE UNIVERSE IS DYING
  3. UNDER HENNES VINGSLAG
  4. GODLESS SERENADE
  5. OCEANS
  6. SILVERDIMMANS ÅTERSKEN
  7. TIDH OK ÖDHE
  8. BENEATH RAVENS AND BONES
  9. THE WINDMILL
  10. WHAT WE LOST IN THE MIST
  11. THE BONELESS ONE
  12. TO WORSHIP

Line up

  • Borka: bass
  • Johtun: drums
  • Nox: guitars
  • Rydsheim: guitars
  • Nine: vocals

Voto medio utenti

Månegarm, primi In Flames, Iron Maiden, Dissection, SIG:AR:TYR, Finntroll, Tyr... cosa hanno in comune queste band?
In realtà non tantissimo, ma "tracce" delle rispettive proposte possono essere rinvenute in questo "Ghostlands: Wounds from a Bleeding Earth", opera prima, sulla lunga distanza dopo un EP del 2015, degli svedesi Wormwood che rilasciano il disco grazie all'interesse della Non Serviam Records.
L'album, dunque, risulta essere un mix di generi ed umori differenti e, se è vero che può essere inquadrato nell'ambito del filone pagan / folk, è altrettanto vero che sono la ricerca melodica ed una naturale inclinazione verso il metal "classico" a segnare profondamente tutta la musica del gruppo di Stoccolma.
Tutti i brani, dodici per un'ora di musica, risultano arrangianti e prodotti con molta gusto e ci mostrano un gruppo molto attento alla ricerca della melodia, sia essa di matrice folk nordica o evocativa, soprattutto per merito delle due chitarre che in fase di riffing risentono di influenze death e black ma che, come a stemperare i momenti più duri, in fase di assolo dipingono atmosfere e partiture molto accessibili che piaceranno ai meno "estremisti" tra i nostri lettori.
Probabilmente un album come "Ghostlands: Wounds from a Bleeding Earth" risulterà troppo tenero per i cultori del metal estremo e troppo duro per gli amanti delle sonorità più classiche, in questo senso lo scream ed il growl non aiuteranno, ma va dato atto ai Wormwood di aver saputo assemblare canzoni varie, interessanti nei loro intrecci, epiche, violente, dolci nei momenti più intimi, irresistibilmente folk (soprattutto nella seconda metà dell'album) e ricche di pathos (ottimi i cori e le tastiere) che di certo risulteranno interessanti per chi non si accontenta di ascolti superficiali o di proposte scontate.
I Wormwood, probabilmente, non cambieranno le sorti della musica metal, ma di certo la loro proposta è sincera e di qualità e, come tale, merita il vostro supporto e ve lo dice uno che non è particolarmente attratto da queste sonorità.
A buon intenditor poche parole!
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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