Cosa mai potranno proporre
Ted Poley dei Danger Danger e
Steve Brown dei Trixter, coadiuvati da
Greg Smith (Ted Nugent, Rainbow, Alice Cooper) e dal mitico
Chuck Burgi (Rainbow, Red Dawn, Blue Oyster Cult, Joe Lynn Turner)?
Tenendo anche conto che stiamo attraversando momenti di grande attenzione al
revival, la risposta è davvero scontata … si chiama (per semplicità)
pop-metal, ebbe il suo massimo splendore negli anni ottanta ed evoca un’esistenza fatta di feste, eccessi e spensieratezza, di ragazze in abiti succinti che scuotono tutto lo scuotibile, mentre i ragazzi (quantomeno) si dedicano alla diffusa pratica dell’
oftalmocoito.
Il “progetto” si chiama
Tokyo Motor Fist e s’inserisce con prevedibile competenza nello stesso “solco” artistico che visto la
Frontiers Music accogliere con entusiasmo i Defiants, il ritorno degli stessi Trixter o ancora il disco solista di
Poley, in un florilegio di melodie vaporose,
riff taglienti e cori “grossi” e sfarzosi, il tutto capace ancora oggi di risollevare lo spirito dalle difficoltà del vivere quotidiano.
“
Tokyo motor fist” è, infatti, un disco molto ricreativo e coinvolgente, in grado di contenere l’effetto “banalità” grazie a musicisti veramente abili e “naturalmente” predisposti al genere, primo tra tutti un
Ted Poley in eccellenti condizioni di forma, probabilmente superiori a quelle rilevabili nel suo recente “
Beyond the fade”.
Parlare di “novità” in questi ambiti è ovviamente fuori luogo, ma se spostiamo invece il
focus della questione su buon gusto e capacità comunicative, il programma dell’opera offre un ottimo esempio di come si possa risultare efficaci anche “mandando a memoria” una formula espressiva molto conosciuta e collaudata.
Cosa c’è di meglio per un albo di questo tipo se non iniziare le “ostilità” con un pezzo solare e cadenzato? Ed ecco che “
Pickin' up the pieces” mescola la sensibilità dell’
AOR con la virile cromatura delle chitarre, seguita da una “
Love me insane” dall’atmosfera ancora più sbarazzina, in grado di solcare “pericolosamente”, senza mai valicarlo, il limite della stucchevolezza.
“
Shameless” è una “quisquilia” sonora che vi troverete a canticchiare fin dal primo contatto, “
Love” inaugura l’imprescindibile sezione romantica con egregi effetti d’illanguidimento, mentre “
Black and blue” riprende a rinvigorire i sensi tramite un andamento ancora una volta ammaliante e arioso, non lontano da certe celeberrime soluzioni soniche griffate Bon Jovi.
Il dinamismo e la melodia catalizzante di “
You're my revolution” danno un’altra bella “scossa” emotiva, “
Don't let me go” è una ballata di eccellente fattura e “
Put me to shame” non mancherà di soddisfare gli estimatori di Dokken e Def Leppard.
Le effigi del
Leopardo Sordo e di
Mr. Bongiovanni si materializzano pure nelle fragorose scansioni
anthemiche di “
Done to me”, “
Get you off my mind” scardina anche i cuori più coriacei e “
Fallin' apart” sigilla il “viaggio nel tempo” attraverso un
chorus vischioso, inserito in una struttura armonica incalzante e tuttavia forse un po’ troppo “epidermica” per farsi ricordare a lungo.
Energia, divertimento, sentimento, sono cose che non passano mai “di moda” … affidiamo ai
Tokyo Motor Fist i nostri pensieri più angosciosi e li vedremo dissolti in un baleno … meglio di ogni altro ansiolitico attualmente in commercio.