Confesso di essermi accostato a questo
"The Dawn of Consciousness", terzo lavoro dei francesi
Deficiency, con almeno un paio di remore: la prima legata al nome della band che non conoscevo(diciamocelo ragazzi....si poteva fare uno sforzo maggiore), e la seconda al timore di trovarmi al cospetto di un clone dei più celebri Gojira.
Ebbene mai sono stato più felice di sbagliarmi!
La proposta del quartetto originario della Lorena è davvero molto interessante, un caleidoscopio di riffs mutuati dalla NWOBHM, basi ritmiche tipicamente thrash e linee vocali in equilibrio tra scream e clean che -nonostante una certa ruffianeria- risultano aggressive ed evocative al punto giusto.
L'album è un concept (e questo mi conquista ancora di più dato che prediligo questa soluzione nei dischi) sulla rinascita del genere umano dopo il caos e sul modo in cui coglie la seconda opportunità di costuirsi il proprio futuro, analizzando le sei emozioni primitive che ogni persona condivide con i propri simili: meraviglia, tristezza, gioia, rabbia, paura e ribrezzo.
E proprio come questi stati d'animo sono differenti così le 10 canzoni che compongono la release si destreggiano tra accelerazioni che strizzano l'occhio ai Testament, stop-and-go quasi metalcore, assoli maideniani tessuti magistralmente dalla coppia
Gisonna/Meichelbeck, veri e propri muri sonori alla Heaven Shall Burn e momenti quasi di calma ben sottolineati dalle parti in cantato pulito che regalano ritornelli sicuramente catchy ma di grande impatto.
Il paragone più immediato che mi viene per i
Deficiency riporta ai sottovalutati Burden of Grief con una sensibilità maggiore per la melodia tipica delle band d'oltralpe (i Carcariass di "Sideral Torment" su tutti) ed ai Soilwork di "The Ride Majestic": basta ascoltare l'opener
"Newborn's Awakening" o la strumentale
"And now where else to go" per averne la riprova.
Intendiamoci il lavoro ha anche dei difetti, su tutti la scarsa originalità o l'indugiare compiaciuto su riffs ridondanti, ma la qualità complessiva della proposta e la capacità della maggior parte della canzoni di entrare subito sottopelle promuove senza dubbio questo
"The Dawn of Consciousness".
Se cercate l'innovazione a tutti i costi passate pure oltre, ma se "vi accontentate" di musica ben suonata e decisamente resistente a diversi passaggi nel lettore, scegliete ad occhi chiusi i
Deficiency.
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