Bisogna tornare nel 2011 per trovare traccia dei
Venenum, ed anche all'epoca di loro si parlava solamente nei circuiti 'underground, grazie all'EP omonimo che in 30 minuti scarsi condensava tutto il loro modo di concepire la musica.
Un soffocante, claustrofobico, malato death metal, capace di richiamare i primi Morbid Angel ed i mai troppo lodati Tiamat per le atmosfere sulfuree sprigionate dal combo tedesco.
Da allora dei ragazzi di Schwabach si erano perse le tracce e, ad eccezione di un tour con i Tribulation nel 2013, nessuno sapeva se e quando avrebbero finalmente pubblicato un full length.
La risposta arriva con questo
"Trance of death" che a partire dal meraviglioso arwork di Timo Ketola palesa immediatamente le proprie intenzioni. Tutto il platter è un complesso concept (anche se non espressamente dichiarato) sulla morte e sulla disperazione ad essa legata.
Ogni canzone è un viaggio apocalittico e doloroso nel mistero che da sempre aleggia intorno alla Nera Dama.
L'opening strumentale
"Entrance" con i suoi passaggi di violino e tastiera è una oscura e sinistra preparazione a ciò che ci aspetta nella prosecuzione del disco.
"Merging nebular drapes" infatti ci investe con i suoi ritmi sincopati e le sue decelerazioni improvvise unite ad un mood oscuro e malvagio ricorda le atmosfere di King Diamond e dei Mercyful Fate più ottantiani.
Le pesantissime
"The Nature of the Ground" e
"Cold Threat" con i loro riffs taglienti e gelidi ed una sezione ritmica quasi black, ci regalano la sensazione che la terra ci inghiotta e si richiuda sopra le nostre teste, trascinandoci nell'abisso come la corrente dello Stige.
La parte conclusiva di questa perla nera è la title track suddivisa quasi come fosse una suite in 3 movimenti:
"Part I: Reflections", una violenta e veloce razione di disperazione e di malessere in musica,
"Part II: Metanola Journey" una strumentale, meravigliosa e quasi progressive ode alle ombre, ipnotica nella sua melodia di sottofondo che si apprezza appieno solo dopo qualche ascolto; ed infine
"Part III: There are Other worlds...".
Su questa lunghissima canzone spendo volentieri due parole ancora: mi ha colpito già dal titolo nel quale (come i fans di Stephen King avranno già notato) riecheggiano le parole di John "Jake" Chambers, personaggio della celeberrima saga della Torre Nera.
E forse è proprio da qui, dal fatto che "Ci sono altri mondi oltre a questo", bisogna partire per avere la chiave di comprensione di tutto
"Trance of death": la morte ed il viaggio attraverso essa diventa indispensabile per arrivare ad un successivo livello di esistenza.
I
Venenum meritano la vostra attenzione e questo
"Trance of death" è davvero a pochissimi passi dall'Olimpo del genere: se consideriamo che è praticamente un debut album c'è solamente da ringraziare il misterioso quartetto germanico (dei componenti conosciamo solamente le iniziali di nomi e cognomi) per averlo pensato e realizzato.
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