Quello che stupisce dei Masterlast è fondamentalmente (e quasi unicamente) che quella voce roca e aggressiva, calda e tagliente appartiene a chi, alla anagrafe, è registrata con il nome di Lizza.
Per il resto, nulla di nuovo.
Niente di male per l'amor del cielo, ma chi conosce gli Exilia, i Disturbed ed i Guano Apes ha già la strada spianata nell'ascolto dei quest'album (e nessun avallamento all'orizzonte).
I Masterlast vedono la luce all'alba del 2002 nella frenetica e cosmopolita New York, città quanto mai adatta a riunire in una sola entità artistica una cantante di origine israeliana (Lizza Hasan), una chitarrista svizzera (Val Glauser), un bassista (William Valentine) e un batterista (John Macaluso - Riot, Wild at Heart, Ark, Malmsteen) reclutati in loco.
Ad un paio d'anni di distanza dall' Ep d'esordio "Think of the Day", giunge sulla tavola di noi commensali dell'heavy metal "Mastery of Self", il primo full-lenght della band.
Come già anticipato, le sonorità proposte dai Masterlast ricalcano un percorso già battuto con l'aggiunta di alcune contaminazioni elettroniche e ritmi a volte tribali altri di fattura orientaleggiante.
Un compendio di quanto detto si percepisce già dalla prima traccia, "I Ache", papabile hit da circuito radiofonico. La voce di Lizza giuda come una fiera amazzone "Wake upToday" erompendo in tutta la sua carica adrenalinica.
Stoppati e chitarre graffianti accompagnano in "Think of the Day" un cantato che alterna puliti a ritornelli "almost growl". A seguire ricordi d'oriente e coinvolgenti percussioni tribaleggianti per "Monkeys" e un "Distubed-sound" per "Don't".
Promozione per i Masterlast, anche se non esaltante: un po' per merito, un po' per sorellanza e un po' anche nella speranza che quel che c'è di buono nel loro primo lavoro trovi maggior compiutezza in un prossimo futuro.
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