I milanesi Node tornano a farsi sentire con questo "As God Kills" a distanza di due anni dal precedente lavoro in studio, quel "Das Kapital" che li ha consacrati come una delle più belle realtà musicali metal in Italia e che ha permesso loro di farsi conoscere anche aldilà dei confini nazionali. Le aspettative dei fans erano orientate verso un naturale proseguio del discorso musicale che il gruppo aveva intrapreso con il full length precedente, ossia un death metal tecnico e melodico da cui si pensava che la band non si sarebbe allontanata di molto. E invece, con un colpo di scena, i Node rivoluzionano il proprio sound, dando dimostrazione di non essere paghi degli ottimi risultati ottenuti con "Das Kapital" e di voler intraprendere nuove vie di espressione: ed ecco quindi che le chitarre si abbassano di accordatura, il rifferama si fa più diretto e violento, la sezione ritmica si fa devastante e si sacrificano persino gli assoli per andare a costruire una vera e propria macchina da guerra sonora. E il risultato è qualcosa di mostruosamente violento, un assalto sonoro senza compromessi che si perpetra per 45 minuti ai danni dell'ascoltatore. L'aria del cambiamento si repira fin dall'inizio, con l'opener "Shotgun Blast Propaganda" che, introdotta da una breve intro e da uno spezzone tratto dal film "Full Metal Jacket" di Kubrick, da il via ad un vero e proprio massacro sonoro, inducendo l'ascoltatore a dubitare che si tratti di un disco dello stesso gruppo che solamente due anni prima ha dato alla luce "Das Kapital". Il lavoro dietro le pelli di Marco Di Salvia mette da parte le raffinatezze, le soluzioni pregievoli e la varietà che sul precedente lavoro me lo avevano fatto amare incondizionatamente, optando per soluzioni ritmiche più canoniche e volte ad inspessire l'impatto dei pezzi, già di per sè devastante. Si tratta in sostanza di un album monolitico, pesante ma non per questo privo di melodia, a cui i Node non intendono rinunciare affatto, anche se in "As Gods Kills" è molto meno immediata rispetto al passato, il che rende l'album anche più avvincente e meno diretto all'ascolto. Dieci tracce per quarantacinque minuti di musica: dura dover scegliere i pezzi più belli, data la qualità ottima del prodotto a cui ci troviamo di fronte, ma credo che "Shotgun Blast Propaganda", "Hellywood", "Redrum" (evidentemente i Node devono amare particolarmente Kubrick), "Watcher Of A Failed Generation", "Through Fail & Foul" e "The Manhattan Project" siano quelli che maggiormente incarnano e ben rappresentano la via musicale che il gruppo ha deciso di intraprendere.
A livello di produzione il lavoro è a dir poco ottimo, privilegiando ovviamente le chitarre, qui bene in primo piano e con un suono bello corposo a costituire un muro sonoro ragguardevole, senza tralasciare la batteria, con suoni ben definiti e con volumi azzeccati, ad accentuare la robustezza dei pezzi.
Insomma, i Node ci hanno fregati tutti, sbaragliando tutti i pronostici e consegnandoci un disco che se non puzza di capolavoro poco ci manca, aprendo un nuovo capitolo nella loro carriera musicale e ricordando a tutti che in Italia ci sono molti gruppi validi anche al di là del power metal. Immensi Node!!!