Credo di averlo già affermato in qualche altra occasione … non gradisco molto i
live albums “monotematici” e tuttavia se si tratta di riprodurre per intero un disco come “
Marbles” (oltretutto nella sua versione più completa, quella licenziata su doppio
Cd …), non mi resta che apprezzare l’ennesimo “regalo” che i
Marillion hanno voluto fare al loro affezionato pubblico.
Registrato il 21 marzo 2015, durante il “rituale”
Marillion Weekend al Center Parcs di Port Zélande, “
Marbles in the park” ci consente di (ri)scoprire un disco assai introspettivo, edificato su un
concept legato alla memoria e alla nostalgia (le “biglie” rappresentano una metafora del ricordo e dell’infanzia …) e molto coinvolgente per sensibilità armonica e tensione interpretativa.
Non sempre adeguatamente amata dal popolo di
progsters, questa brillante testimonianza discografica targata 2004 rivive in una serata “magica”, restituendo all’ascoltatore tutta la sua carica interiore ed elegiaca, in grado di infondere un imponente trasporto emotivo attraverso melodie intensissime, che anche quando lambiscono l’accessibilità del
pop ("
Fantastic places", "
Genie", "
Don't hurt yourself", il
mood vagamente alla Simple Minds di “
You're gone” …) conquistano i sensi senza alcun retrogusto di stucchevolezza.
In un programma di enorme suggestione complessiva non mancano i momenti maggiormente iridescenti e umorali (“
The invisible man”, la strepitosa
suite “
Ocean cloud”, "
Neverland”, con il suo magistrale tocco Floyd-
iano, mentre sono i Beatles “psichedelici” ad affiorare in “
The damage” e "
Drilling holes") ed è veramente difficile rimanere impassibili di fronte alla chitarra aggraziata e sempre ispirata di
Steve Rothery, alle tastiere policrome di
Mark Kelly e alla voce di
Steve Hogarth, autore di una prova intrisa di
pathos e melodramma.
L’aggiunta di due preziosi brani (la cupa e struggente “
Out of this world” e la pulsante amarezza di "
King”) da “
Afraid of sunlight” e dell’enfatica
title-track di “
Sound that can't be made” (lavoro che, ricordiamolo, aveva subito un trattamento analogo in occasione dello stesso
happening del 2013), arricchiscono un “viaggio mentale” contemplativo e onirico, decisamente appassionante, da consigliare anche a chi, eventualmente, avesse ancora qualche dubbio sul carisma e sul valore artistico di un gruppo che, anche grazie a cantanti a loro modo eccezionali, ha vissuto due esistenze distinte ed entrambe straordinarie.
Il recente “
F.E.A.R.” (per certi versi affine proprio a “
Marbles”) ha dimostrato che la “seconda vita” dei
Marillion è tuttora capace di vigore creativo ed espressivo, ma anche questo doveroso “ripasso” merita grande considerazione e un conseguente sforzo economico (magari un po’ più impegnativo del solito, scegliendo il formato in
DVD o
Blu Ray) … e facciamola “girare”
‘sta economia!