Copertina 7,5

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2007
Durata:75 min.
Etichetta:InsideOut Music
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. THE DOOR
  2. THE CONFLICT
  3. HEAVEN IN MY HEART
  4. THE CONCLUSION

Line up

  • Neal Morse: vocals, keyboards, guitars
  • Paul Gilbert: guitars
  • Randy George: bass
  • Mike Portnoy: drums

Voto medio utenti

Quando il gatto non c’è i topi ballano…. Ma non sarà forse che il gatto ha ben altro da fare che giocare coi topini? Questo, in sintesi, il nostro riassunto della vicenda Spock’s Beard/Neal Morse, una vicenda che, apparentemente, ha giovato tanto al felino quanto ai roditori. E quindi eccolo, il nostro gattone cristiano, ed eccolo lanciarsi nell’ennesimo disco a sfondo religioso. Mai come questa volta la line-up di “contorno” è da menzionare: con Randy Gorge al basso, Mike Portnoy alla batteria e nientemeno che Paul Gilbert alla chitarra, suonerebbe bene anche Paolo Meneguzzi! Potere dello zio Mike, e della sua fissazione per le coverbands, che ha avvicinato questi geni musicali, ed ha creato l’ideale tappeto artistico sul quale il sempre bravissimo Neal ha steso l’ennesima storia. Stavolta si parla di Martin Lutero e della svolta protestante, attraverso una storia d’amore e sofferenza à la Neal Morse, è proprio il caso di dirlo. A differenza del passato, però, la sensazione è che la storia sia per una volta funzionale al manto sonoro del quale si veste: è dal primo secondo della “Introduction”, primo movimento di “The Door”, che si resta letteralmente senza fiato: l’impatto è pomposo, prog, metal, cesellato e potente, da applausi. Un nome su tutti? Il solito: Mike Portnoy. Quest’uomo è perfetto, dai suoni al mixaggio, alle soluzioni, alla classe immensa che sprigiona ad ogni singolo tocco, alle ardite e strabilianti soluzioni scelte. Ma torniamo a “Sola Scriptura”. Il disco si snoda per tre lunghe suite più un brano dalla durata normale (la dolce “Heaven in my heart”), ognuna delle quali si divide in movimenti perfettamente individuabili, tanto da apparire quasi una forzatura, se non fosse per la conduzione concettuale dell’album. Le atmosfere si susseguono come i colori dell’iride, passando da momenti prettamente metal a dolci ballate acustiche, ad un robusto hard’n’blues, a soluzioni tipicamente Beatles, gruppo adorato da almeno ¾ della line-up! Ma ogni singolo secondo di questo disco va ascoltato, per la caratura dei musicisti coinvolti, più che per l’involucro concettuale che lo sorregge; in due parole, non siamo (e non saremo MAI, mi sa) ai livelli di “Snow”, dove l’interconnessione testi/musiche era inarrivabile. Qui ci sono 4 musicisti superdotati, che se le suonano di santa ragione per un’ora e passa, arrivando a creare momenti davvero superlativi. Una nota per ognuno:
-Neal Morse: a mio avviso un po’ sottotono nelle linee vocali, un pelo scontate ed autoreferenziate, si conferma indiscusso maestro di penna, scrivendo pagine musicali da applausi, ed offrendo una prestazione strumentale di primo piano.
-Randy George: nome “minore” solo se paragonato agli altri tre, ma Randy offre una prova mastodontica, sostenendo con ritmiche sincopate e soluzioni molto personali (soprattutto nell’uso degli effetti) l’intero platter, e meritandosi il primo movimento dell’ultima suite “Randy’s Jam”, appunto. Imprescindibile.
-Paul Gilbert: che ve lo dico a fare, l’istrionico Paul ha ancora una volta stupito ed incantato con la sua sei corde. Mi stupisce la capacità di quest’uomo di “suonare” in modo differente, inteso nel senso di “apparire musicalmente” sempre diverso, a seconda della situazione, dai riff spaccaossa alla chitarra classica di “Two down one to go” (dal sapore latin, stupenda), passando per tutto quel che ci sta in mezzo. Un vero camaleonte della chitarra, la cui perizia tecnica è davvero immensa.
-Mike Portnoy: punto. E basta.

Cosa dirvi, per concludere questa recensione? “Sola Scriptura” è di certo un disco da ascoltare, da gustare più e più volte, ma, come per il sottoscritto, forse vi capiterà di soffermarvi più sui singoli musicisti che sulle tracce in quanto tali. Un esercizio di stile per il sempre grande Neal Morse, che ha le idee più che chiare e le porta avanti con convinzione, mezzi e perizia. Da avere.
Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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