Tutto andrà perso
nel tempo...
"Nessun luogo" è un luogo.
Il quartiere di periferia, e i suoi grandi cambiamenti, sia architettonici che sociali, sono questo luogo che potrebbe essere il luogo di ciascuno di noi, potrebbe essere il nostro quartiere, il quartiere di chiunque in realtà.
Tryfar, da sempre la mente dietro il progetto
Asofy, dedica il suo nuovo album alla realtà, in disgregazione, della sua periferia, del posto in cui lui vive ed agli inevitabili cambiamenti che lo scorrere del tempo impongono a qualunque posto.
"Nessun luogo", dunque, viene ad essere, contemporaneamente, un album molto personale ma anche universale nel suo sapere raccontare, non solo con la musica ma anche con le immagini, una dimensione urbana che potrebbe essere quella di ognuno e che in quest'album è quella di
Asofy capace di raccontarla con una musica lenta, ipnotica, malinconica che unisce post rock strumentale alle visioni dei Neurosis, passando per vaghi riferimenti all'Ambient ed all'Industrial, giungendo ad un risultato finale ricco di fascino ed atmosfera per quanto scevro di tecnica e di forma canzone, elementi che in un contesto del genere sarebbero stati inutili.
Da quello che ho scritto, credo, sia evidente che questo
non è assolutamente un album metal, ne un album i cui brani si possano cantare a squarciagola... anzi, la sua è una dimensione molto intima, quasi privata e certamente timida anche se
"Nessun Luogo" ha una patina inquietante che gli conferisce una forza suggestiva di grande spessore e gli fornisce un senso di inquietudine che percorre tutta la spina dorsale dei brani.
Tryfar, con questo nuovo album, si dimostra un artista molto capace e molto sensibile: un lavoro del genere, per la maggior parte del tempo puramente strumentale e con le voci "relegate" ad un inquietante sussurro, avrebbe potuto risultare noioso e pesante quando, invece, si dimostra ricco di umori e di sensazioni cangianti che lo rendono una delle cose più interessanti che io abbia ascoltato ultimamente, lo rendono, cioè, un album bello nel suo incedere pacato, freddo nei suoni e caldo nelle atmosfere, delicato e ruvido al tempo stesso, custode di uno spettro emozionale ampio nel quale, magari di notte, sarà facile immergersi completamente fino a perdere la propri dimensione corporale.
Tutto questo a patto che non siate "integralisti" del metallo perché, in questo caso, l'album vi risulterà indigesto e, peggio, inutile.
Fatta la precisazione di cui sopra, accendete i fari della vostra auto e, lentamente, guidate tra i vostri vicoli e i vostri posti mentre ascoltate queste note... buon viaggio.
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