Mentre butto giù queste righe ho la graffiante voce di
Baker che esce dai solchi del vinile di
King of The Dead e nel frattempo, parcheggiata sul pc, ho la nuova, ennesima ristampa di questo capolavoro ad opera della
Metal Blade.
Negli anni sono state spese davvero tante parole per commentare ed elogiare questa pietra miliare dei
Cirith Ungol (da pronunciare Sirith Angol), tuttavia, non sono mai abbastanza. Anche perché, alla fine, non si parla solo di epic metal, sono infatti riscontrabili parecchie sfumature di metallo all'interno di questo disco, e se ha influenzato decine di band di diversa estrazione, un motivo ci sarà. C'è chi non ha mai visto di buon occhio il gruppo americano a causa del suo approccio barbaro e grezzo alla materia, figuriamoci per
King of The Dead, un album pensato, scritto, prodotto e registrato dagli stessi componenti, i quali si sono autofinanziati per creare il loro sogno in musica. Ma hey, questo è epic metal senza fronzoli, senza abbellimenti, senza tastierine o coretti di vergini o nani da giardino. Se cercate questo, avete sbagliato tutto.
I quattro anni che separano questo disco dal debutto
Frost And Fire, hanno spostato il suono settantiano del debutto verso uno più metallico, ruvido e spigoloso che ben si sposa con le composizioni proposte, con quel filo di oscurità ed inquietudine sempre presente. Non pensate però a
Cirith Ungol come ad un branco di montati e casinisti bevitori di birra, sono invece grandi strumentisti e ne danno continuamente prova attraverso la costruzione di canzoni dalla struttura complicata, tetra, che ospitano solismi di chitarra ricercati ed un lavoro di basso encomiabile che, unito ad una batteria dinamica ed in continua evoluzione, rappresentano una colonna portante per il tipico sound della band. Quello che forse ha tenuto il gruppo un pochino fuori dalla portata dei fruitori del metal epico (e non) è la particolare voce di
Baker. A differenza di quella nasale di
Shelton dei Manilla Road oppure a quelle alte e potenti di
Eric Adams o del fu
David DeFeis (giusto per fare un paio di nomi), quella di
Tim più che una voce è un ringhio, un acido latrato perfetto per interpretare liriche colme di sangue, epicità e phatos delle oscure vicende narrate, spesso ispirate al ciclo di Elric di Melnibonè, oltre che all'immancabile lavoro di Tolkien. Non mi dilungo oltre lanciando manciate di aggettivi o entrando nello specifico dei singoli pezzi, se volete capire parte della storia del nostro genere preferito, dovete necessariamente passare di qui.
Ma tornando al motivo principale per cui mi sono messo a scrivere queste righe, la ristampa di
King Of The Dead, stavolta si chiamata "
ultimte edition" ed è stata rimasterizzata a febbraio 2017 da
Patrick W. Engel. Il suono, rispetto alla release originale, è leggermente più organico e "pastoso", con una chitarra più presente ed un basso più rotondo. Si tratta comunque di piccolezze che può notare chi ha consumato parecchie ore sul disco, niente che snaturi il lavoro originale. L'album include poi ben cinque tracce aggiuntive. Una (
Last Laugh) era già presente nella ristampa del '99 e si tratta di una registrazione live del 1984, alla quale si aggiunge un alternative mix di
Death of the Sun (da Metal Massacre I) ed un gruppetto di pezzi live dalla resa "bootleg in scantinato affollato" catturati dalla reunion del 2016 sulle assi del Majestic Ventura Theater. Si tratta del primo live in oltre 25 anni e, detto tra noi, sul tubo c'è un video integrale amatoriale (vabbè, in qualità miocuggino) con commenti dello stesso
Robert Garven. A dirla tutta la nuova edizione prevede anche un DVD contenente un concerto registrato il 19 gennaio 1983 al The Roxy, West Hollywood, CA ma noi siamo dei poveri sfigati e ce lo pigliamo in... ehm niente, non ci e arrivato e non riesco a parlarvene. Attenzione però, anche in questo caso, sul tubo c'è tutto l'audio del live in questione, se siete curiosi, lo trovate in un attimo.
Non valuto né il lavoro originale (i capolavori non si valutano, si ascoltano e si amano) né la ristampa in questione essendo incompleta.
"Quindi perché ci hai rotto con tutte queste chiacchiere?". Perché spero comunque di attirare l'attenzione anche di una sola persona che, per errore/disinteresse/ignoranza non si è ancora buttato su questo disco, la ristampa in questione mi sembra una buona scusa.