Copertina 5

Info

Anno di uscita:2017
Durata:34 min.
Etichetta:This is Core

Tracklist

  1. DEEPER THAN HELL
  2. ABLAZE
  3. BURN EVERYTHING I LOVE
  4. TEARS
  5. LIVE TOGETHER, DIE ALONE
  6. LOUDER
  7. ALL OVER AGAIN
  8. BROKEN BONES
  9. VEINS OF GLASS
  10. BEYOND THE SKY

Line up

  • Giorgio Della Posta: vocals, synth
  • Alessandro Sajeva: guitar
  • Iacopo Fichera: bass
  • Davide Itri: drums

Voto medio utenti

Nati a Roma una decina di anni fa, i Plugs of Apocalypse partono da un deathcore per arrivare ai giorni d'oggi ad un...boh, alternative rock/metal infarcito di melodia ed elettronica.

I duri e puri possono terminare qui la lettura.
Per tutti gli altri, l'esperimento non è pienamente riuscito,. anzi, ma bisogna fare dei distinguo, ci sono delle cose che funzionano, altre meno.

La copertina, peraltro davvero riuscita, un po' inganna: sembra di immergerci in un lavoro ok elettronico/melodico ma con un mood grave, plumbeo, negativo e la cosa potrebbe risultare davvero interessante.

Invece dopo la breve intro (che è anche la titletrack) parte un motivetto fischiettabile e solare che ci spiazza completamente, sebbene poi con il cantato ritorni quella gradevole inquietitudine di fondo, ma l'uso delle melodie è indovinato, il giusto mix tra l'essere catchy ma senza esagerare.
D'altro canto, perlomeno per chi ascolta metal, i suoni sono terrificanti: la chitarra è affossata laggiù dove non può far male, leggerissima ed esile come non mai, quando invece serviva il chitarrone megaROAARRR per fare da contrasto alle melodie poppettine ed ai vocalizzi - anche femminili - mentre il sound della batteria è sconcertante, modello drum machine di Fargetta che sinceramente risulta alle nostre orecchie inascoltabile.

Inascoltabile come la successiva "Burn Everything I Love", anche questa non tanto per le linee melodiche disegnate quanto per l'uso dei suoni, una tastiera fastidiosissima che unita alla succitata combo della morte chitarra/batteria decreta la nostra voglia di andare avanti.
Peccato, perchè qualche momento più intimista e la voce maschile hanno quel vago sapore dark retrò che poteva essere interessante ed anche il breve assolo di chitarra diceva la sua.

Tra brani più standard ed altri decisamente migliori, quasi post rock (vedi "Live Together, Die Alone" e "Broken Bones", senza dubbio le migliori) si procede rapidamente lungo la mezzora di "Deeper Than Hell", una mezzora deturpata irrimediabilmente dalla produzione smaccatamente pop a cui è stata affidato questo disco, sicuramente in maniera intenzionale per carità, ma che riduce un'opera dalle velleità artistiche a mero tentativo di più semplice commercializzazione del tutto.

Cosa che di per se' può anche andare bene, anzi magari su http://www.pop.it "Deeper than Hell" sarà il disco del mese, ma su http://www.metal.it non può che essere una discriminante assai negativa: peccato, mi sarebbe piaciuto ascoltarlo col giusto sound invece che con questa plasticosità appiccicosa.

Insomma alla fine è colpa nostra: siamo semplicemente gli interlocutori sbagliati.



Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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