Avere la possibilità di parlare “pubblicamente” di questi “ragazzi” amanti dello
chic-rock, dei cartoni animati e di
Bugs Bunny (è proprio da un antico cortometraggio d'animazione con lui come protagonista che la
band mutua la sua singolare denominazione …) è per il sottoscritto al tempo stesso un onore e un onere, tanta è l’ammirazione che nutro nei loro confronti.
Il precedente “
Thirteen” mi aveva rassicurato sulla “tenuta” artistica del gruppo a distanza di oltre vent’anni dal favoloso esordio, ma difficilmente avrei immaginato che gli
Harem Scarem sarebbero riusciti a lambire da vicino, in fatto di tensione emotiva, i momenti più esaltanti di una rigogliosa carriera.
Come sempre, in questi casi è arduo e probabilmente anche scorretto impegnarsi i paragoni “filologicamente” improponibili e tuttavia voglio rassicurare i tanti estimatori dei nostri … nel nuovo lavoro “
United” troverete esattamente tutte le peculiarità che vi hanno fatto “innamorare” di loro: i cori, le melodie, le chitarre eleganti, corpose e fantasiose e una classe che obiettivamente non si trova con facilità nemmeno nel costipato panorama musicale del terzo millennio.
Aggiungiamo un gusto compositivo svettante su molta della concorrenza passata e attuale, e otterrete un grande albo di
hard melodico scritto e interpretato con il cuore e con una qualità esecutiva davvero inattaccabile.
Harold ‘Harry’ Hess pilota con il suo timbro virile e caldo, inossidabile agli effetti del tempo (si è forse appena un po’ inasprito … dettagli, comunque …), una successione di brani davvero memorabili, impregnati della destrezza assoluta di
Pete Lesperance (un musicista dal talento formidabile non sempre adeguatamente riconosciuto … ) e da una sezione ritmica efficace e puntuale, mentre
Darren Smith, abbandonati (in studio) già da un po’ i tamburi della formazione, continua a concedere la sua laringe a emozionanti armonizzazioni vocali, per un concentrato di energia, raffinatezza e passionalità che merita un consenso ampio e incondizionato.
A dire la verità, analogamente a quanto accaduto durante l’ascolto del suo predecessore, sembra quasi che gli
Harem Scarem facciano leggermente fatica a “carburare” … “
United” e “
Here today gone tomorrow”, pur molto godibili e freschi, scontano una patina leggera di superficialità, assolutamente emendata nel terrificante impatto finemente accattivante di “
Gravity”, un pezzo che s’istalla nella corteccia cerebrale con irrisoria semplicità.
Da qui in avanti, il motore della macchina canadese da affidabile e potente diesel si trasforma in un “mostro” da centinaia di cavalli, liberati in prima battuta dal dinamismo adescante di “
Sinking ship” e dal romanticismo intenso e “pragmatico” di “
One of life's mysteries”, ben lontano dalle facili smancerie.
La melodia (av)vincente di “
No regrets” produce scariche imperiose di libidine
cardio-uditiva, almeno quanto “
Bite the bullet”, una leccornia in note dal superbo sviluppo armonico, “
Things I know”, evocativa e ariosa, e “
The sky is falling”, insinuante e contagiosa, marchiata da una costruzione canora di notevole pregio.
Ancora due perle, infine, arrivano a completare uno scrigno sonoro d’inestimabile valore … “
Heaven and Earth”, uno scintillante diamante dal taglio “adulto” e “
Indestructible”, che inizia come un’elegiaca ballata da “frontiera” e ben presto si trasforma in una sorta di luminoso atto catartico, rappresentando altresì, in forma di parafrasi, il “manifesto” autobiografico di una formazione dall’incrollabile ardore espressivo.
“
Che succede, amico?” Chiedeva insistentemente il celebre coniglio grigio dei
Looney Tunes … nulla di particolarmente “sorprendente”, in realtà … accade che “
United” sia uno degli eventi discografici dell’anno e che gli
Harem Scarem si conquistino nuovamente la posizione che compete loro, e cioè ai vertici del
ranking di categoria.
That's all folks!