Anche se può non sembrare, non ho mai creduto nell'equazione "strano = bello". La musica degli americani
Bent Knee - band underground fino alla pubblicazione della recensione di un loro live sul
Wall Street Journal e al conseguente interessamento di
InsideOut Music - è sicuramente "strana" ma non ho ancora ben capito se si possa considerare "bella" o meno.
Le ritmiche sghembe e le melodie spigolose caratterizzano
"Terror Bird": il cantato della sorprendente
Courtney Swain rimanda a Björk e a Tori Amos, ed è l'unico vero collante di una proposta tanto originale quanto eterogenea.
"Hole" alterna pop e sperimentazione, mentre
"Holy Ghost" strizza l'occhio alla disco-music e al soul nelle timbriche e nelle intenzioni, ma non certo nel groove.
"Insides In" è un lento elegante sostenuto dall'ugola d'oro e dal bel lavoro pianistico della già citata
Swain, peccato che si perda un po' nel finale. Le atmosfere di
"These Hands" sono quelle di un fumoso lounge club di periferia, prima dell'orecchiabile titletrack, "pazzerella" ma accessibile, che fa il paio con la successiva
"Time Deer".
"Belly Side Up" è disimpegnata, ma raffinata nell'arrangiamento, e prelude a
"The Well", che ha qualcosa degli Yes di inizio Anni Settanta. La chiusura è affidata alla lisergica e ipnotica
"Boxes", un finale in sordina che tutto sommato non guasta.
Gli ingredienti sono tanti e complessivamente ben dosati, anche se distanti anni luce dal metal
tout-court. La domanda è: cosa aspettarsi in futuro da questa band? Staremo a vedere...
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