La passione per l'Heavy Metal, quello più classico, DOCG, non si può dimenticare mai. Può rimanere latente per un periodo più o meno lungo, ma alla fine come una Fenice, risorge dalle proprie ceneri e spicca il volo.
Questo è quello che deve aver pensato il bassista (nei Mesmerize)
Andrea Tito, quando ha dato il via ai
Black Phantom, che dopo un periodo di rodaggio hanno dato vita al loro esordio. "
Better Beware!", questo il titolo, e prestandogli le dovute cautele vi scopriamo prontamente una profonda passione e devozione nei confronti della N.W.O.B.H.M. e degli Iron Maiden in particolare.
E proprio il primo album dei Mesmerize (che riesco a scorgere nello svolgimento di "
Up Is Down, Black Is White") potrebbe essere un buon punto di partenza per raccontarvi di questo "
Better Beware!", infatti, se con il tempo la band madre ha poi intrapreso sentieri meno battuti e... alla disperata ricerca di una via d'uscita. i
Black Phantom non si schiodano da un sound legato a doppio nodo agli Eighties, anche nella resa sonora potente, schietta e sicuramente non bombastica, e soprattutto ai già citati Iron Maiden, dei quali riprendono "
Total Eclipse", certo non uno dei loro brani più famosi, ma una scelta che sottoscrivo appieno (vabbè, lo ammetto: avrei suggerito "Purgatory").
La lezione appresa da Steve Harris & Co. non è stata sfruttata solo nel songwriting (l'ottima ed evocativa "
Firebase Valley Forge" o la dichiarazione d'intenti "
Black Phantom’") ma anche nello spazio concesso al basso di
Tito (sempre lì in primo piano a pulsare e a dettare i tempi), qui accompagnato da vecchi (il batterista
Andrea Garavaglia e il chitarrista
Luca Belbruno sono al suo fianco nei Mesmerize) e nuovi compagni di viaggio, nel caso il chitarrista
Roberto Manfrinato e il cantante
Manuele Malini (provenienti entrambi dalla cover band degli Eruption). Proprio quest'ultimo è una gradita scoperta, pur fortemente dickinsoniano non scimmiotta il frontman dei Maiden e si rende autore di un'ottima prova, forse concedendosi talvolta qualche vocalizzo di troppo ("
Less than Zero") e cercando qualche soluzione un po' troppo ardita ("
The Invisible Man").
Dettagli, che non inficiano un disco che coglie appieno lo spirito di quello che riconosco nella R.W.O.H.M (
Revival Wave of Heavy Metal), tanto nei suoi episodi più epici ed articolati, come nel caso di "
The Absence" o di "
Ninth Ring of Hell", quanto in quelli più diretti e serrati (su tutti la rockeggiante "
From an Is to a Was").
Metal. Solido. Onesto.
Che si può voler di più?
Metal.it
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