Enragement - Burned, Barren, Bloodstained

Copertina 6,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2017
Durata:49 min.
Etichetta:Inverse Records

Tracklist

  1. RIVER OF CORPSES
  2. DEAD FLESH TREASURY
  3. RAINING BODY PARTS
  4. MASS OF A THOUSAND SUNS
  5. DIVINE CATATONIA
  6. ASHEN UNITY
  7. AS THE ACID BURNS
  8. TO BECOME EARTH ONCE MORE
  9. BLOOD FOR THE SUN GOD
  10. ARMED REDEEMER
  11. SMITE THE IMPURE

Line up

  • Tuomas Iivanainen: guitar, vocals
  • Atte Ojanne: guitar, vocals
  • Jarkko Niemi: bass, vocals
  • Lasse Sannikka: drums

Voto medio utenti

Ridondante.
Il primo pensiero che associo a questo "Burned, Barren, Bloodstained", secondo lavoro dei finlandesi Enragement dopo il debut album “Omnimalevolence of Man”(2014), è questo.
Ridondante nel senso più pieno del termine ossia eccessivamente pieno o ricco, sovrabbondante.
Sembra che Lasse Sannikka e soci vogliano urlare al mondo quanto siano capaci, quanto abbiano intenzione di ribellarsi ai problemi avuti sin dal 2006 (anno di nascita della band) nell'avere una line-up stabile, quanto meritino l'attenzione che solo dopo 11 anni di carriera una label (la Inverse Records appunto) ha deciso di concedere loro.

In questo platter gli Enragement inseriscono quante più sfaccettature sia possibile del metal estremo, combinando death, technical death, brutal, black metal ed ammiccando anche al gore.
Per non farsi mancare nulla e riempire il vaso ancora di più Iivanainen, Ojanne e Niemi contribuiscono in ugual misura alle linee vocali in tutte le canzoni: una rarità nel metal ed una mosca bianca nel metal estremo.

Intendiamoci: il risultato è tutt'altro che disprezzabile, brani come "Divine Catatonia", "To become Earth" o la conclusiva "Smite the Impure" solo per citare alcuni episodi, sono eccellenti ed esplicano perfettamente i concetti di oscurità, disperazione e malessere che i nostri vogliono trasmettere con la loro musica.
Ma ancora una volta, proprio per la mania di strafare, in brani tipicamente black come "A mass of a thousands suns", i nostri inseriscono riffs tecnici e melodici che alla fine risultano troppo lunghi e melodici, sporcando in qualche modo le sonorità del nero metallo.
Troppo spesso nell'intero album la grande ricchezza proposta genera conflitto in quanto, a liriche oscure e grezze, si affiancano parti chitarristiche dal suono eccessivamente pulito che, se da un lato permette di apprezzare la grande qualità tecnica dei musicisti, dall'altro fa sicuramente perdere impatto ed immediatezza ad un genere che ne fa il proprio manifesto.

Fortunatamente il fatto che -come dicevo sopra- ben tre vocalists concorrano al cantato, si dimostra organico al disco in quanto avendo praticamente la stessa bassa e calda tonalità di growl, non si avvertono quasi per niente i cambi dietro al microfono.
Spendo infine due parole per l'artwork del disco: ebbene credo che raramente mi sia capitato di peggio!
Ora, capisco che sia troppo pretendere che ogni band usi Delacroix come i Bolt Thrower in "The IVth Crusade" o l'iconica opera di H.R. Giger presente su "To Mega Therion" ma cari i miei ragazzi, in un mondo dove spesso si vende (a torto o ragione, lascio ai lettori la decisione) prima il contenitore del contenuto a seconda del grado di attrattiva dell'involucro, avere una copertina tra le peggiori mai viste non permette certo di spiccare sugli altri.

Grazie al cielo o agli abissi la caratura della proposta musicale è inversamente proporzionale alla "bellezza" della copertina ma credo che per avere il successo che meritano per le loro capacità gli Enragement debbano prendere una decisione sulla strada musicale da seguire e lasciare gli eccessi da parte.
Ne sono perfettamente in grado dato che l'album scorre senza mai avere attimi di stanca o parti che annoiano, hanno dimostrato che il talento è dalla loro, adesso è il momento di raccogliere i frutti del tanto sudore versato.

Recensione a cura di Alessandro Zaina

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