Il ritorno dei Biohazard, band seminale per chi scrive, segna anche il loro epitaffio, visto che a quanto sembra dopo questo disco la band non produrrà più. Mettendo da parte considerazioni storiche, che lasciamo per altre sedi, mi piacerebbe sapere il motivo di questa scelta, forse il nostro Evan Seinfeld ha scoperto di avere doti migliori da quando ha sposato Tera Patrick, diva del cinema a luci rosse, abile ad usare i suoi recessi anatomici nei più svariati e piacevoli modi.
Il disco in questione segna un deciso passo in avanti rispetto a “Kill Or Be Killed”, e ci vomita addosso tonnellate di rabbia come ai bei tempi di “Urban Discipline” o “State Of World Address”. Non siamo a quei livelli per quanto riguarda la qualità, ma quel che è certo è che questo disco se lo si prende per quello che è, cioè il disco di una band al capolinea, regala forti emozioni.
Le canzoni sono quasi tutte sullo stesso livello, cioè parlo di canzoni intense, dai testi mai banali, dove l’hardcore sposa il metal quasi alla perfezione pur non tradendo mai il suo DNA, fatto appunto di inni di rivolta.
Ascoltare “The Fire Burns Inside” o “Devotion” ha il sapore di un buon vino d’annata, che magari non è frizzante come i vinelli giovani, ma è corposo e dal sapore persistente. “Means To An End” è un disco che si lascia ascoltare piacevolmente e che all’occorrenza, previa rotazione della manopola del volume in senso orario, vi regalerà una mezzora scarsa di pogo e sudore e vi darà anche da pensare.
Cosa chiedere di più a chi se ne va in questo modo?
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?