Non è facile parlare di questi
Ex Eye, quartetto americano dedito a una musica interamente strumentale che nelle intenzioni dovrebbe essere
"post-everything" (cit.) ma che in realtà si dimostra molto più accessibile di quanto non sembri.
Fulcro del sound del combo è il sax di
Colin Stetson - musicista che ha lavorato con artisti del calibro di
Tom Waits, Arcade Fire e
David Byrne - qui supportato da altri tre colleghi dal curriculum invidiabile (il giovanissimo
Fox suona nei blackster Liturgy,
Ismaily ha lavorato con
Lou Reed e
Summerfield ha fatto parlare di sé con i progetti cover di album seminali del calibro di
"Bitches Brew" di
Miles Davis e
"Master Of Puppets" dei Metallica).
"Xenolith" è breve e ficcante, gli echi progressivi di Van Der Graaf Generator e Soft Machine non nascondono i precisi connotati heavy e ipnotici della proposta.
"Opposition/Perihelion" è più intricata, ma complessivamente melodica; i virtuosismi di
Stetson si incrociano con le chitarre di
Summerfield ricordando in King Crimson, prima della coda eccessivamente prolissa e sperimentale.
"Anaitis Hymnal" inizia eterea, tra campionamenti e soundscapes (mi è venuta in mente la sezione centrale di
"Echoes" dei Pink Floyd), ma presto arriva il blast beat di
Fox e la jam di fa violenta e fine a sé stessa, perdendo di incisività.
"Form Constant" si ispira alla musica concreta, un magma di sintetizzatori ed effetti dove solo le chitarre sono pienamente intellegibili; l'evoluzione è più definita e "orecchiabile" nonostante le tentazioni estreme del drumming e le armonie enigmatiche.
Come si suol dire,
"Art for Art's Sake". E questo è proprio il caso degli
Ex Eye...
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?