Lo confesso, mi aspettavo di più dal nuovo album dei
Ten. Il super-anticipato
“Gothica” è stato lanciato talmente bene da far credere a tutti all’arrivo di un nuovo capolavoro di
Gary Hughes e soci dopo i poco interessanti
“Albion” e
“Isla De Muerta”.
Un passo avanti è stato fatto, senza dubbio, ma le tante affinità con i brani meglio riusciti del recente passato - periodo
“Once And Future King” e
“The Twilight Chronicles” in particolare - un po’ di amaro in bocca inevitabilmente lo lasciano.
L’inizio è all’insegna dell’epicità:
“The Grail” (con qualche spruzzata di elettronica non necessaria) risulta però un po’ scarica, e lascia intuire che qualche BPM in più in apertura del full-length non avrebbe guastato.
“Jekyll And Hyde” è più tirata, ma sempre ultramelodica, e rimanda al secondo capitolo della rock opera di
Hughes su Re Artù.
“Travellers” è una power ballad ispirata e dal forte sapore Eighties, e anticipa
“A Man For All Seasons”, mid-tempo - con l’incipit preso “paro paro” da quello di
“Elysian Fields” - che fa il paio con la successiva e insipida
“In My Dreams”.
“The Wild King Of Winter” è un brano più heavy nelle intenzioni, caratterizzato dal bel solo di synth di
Darrel Treece-Birch, e sfocia nella splendida
“Paragon”, ballad eccezionale di quelle che solo il buon cantante inglese sa scrivere.
“Welcome To The Freak Show” mette maldestramente a sistema
“Beat It” di Michael Jackson e
“You Give Love A Bad Name” dei Bon Jovi
(sì, avete letto bene, ndr), prima di
“La Luna Dra-Cu-La”, che scimmiotta la classicissima
“Forevermore” conferendo in compenso un taglio più purpleiano al sound complessivo. Il commiato è elegante anche se a tratti troppo zuccheroso, e risponde al nome di
“Into Darkness”.
Una prova sicuramente positiva che però “paga lo scotto” delle troppe autocitazioni. Caro
Gary, tieni duro almeno tu, te lo chiedo per favore…
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?