Il notturno e dolce suono del sax, presente nella prima e nell'ultima traccia, apre e chiude un album di black metal "moderno" qual è
"Kadaverin", terza fatica in studio per i norvegesi, di Bergen (dove tutti suonano black, sembra!),
Gravdal i quali, seppur legati al passato del genere per certe partiture fredde e minimali, fanno di tutto per incidere un album personale ed aperto ad influenze distanti dall'estremo.
Le nove tracce del CD, infatti, risultano essere molto varie ed eterogenee, inglobando nelle loro trame diversi mid tempos, clean vocals, riffing serrato, assolo di pregevole fattura melodica e diversi cambi di tempo, elementi, tutti, che rendono l'ascolto non banale e la fruizione non immediata poichè
"Kadaverin" ha, certamente, bisogno di ripetuti passaggi per essere capito in tutte le sue sfumature.
L'influenza degli ultimi Satyricon, ma anche degli Enslaved più complessi e degli Helheim meno "vichinghi", mi sembra abbastanza evidente, tuttavia i
Gravdal elaborano il suono in modo piuttosto originale mantenendo il piede in due staffe: da un lato una certa vocazione avant-guardistica, dall'altra il rispetto della tradizione "norvegese" del metallo nero, riuscendo, per tanto, a comporre ed arrangiare un album diciamo "diverso" seppur dal vago gusto rétro, cosa, questa, non esattamente facilissima.
Va sottolineato che in diverse occasioni i
Gravdal si perdono in inutili lungaggini, soprattutto quando insistono sulle partiture più lente e cadenzate, facendo affiorare una spiacevole sensazione di noia e di attesa per qualcosa che, poi, non accade mai, ma è altrettanto vero che, in altre occasioni, il gruppo riesce a sorprendere piazzando soluzioni inaspettate, sia violente che melodiche, capaci di dare all'album quel tocco in più che lo distingue dalla media.
I
Gravdal, di certo, non sono dei geni della musica e non riescono a toccare i vertici ai quali, probabilmente, aspirano con un album ambizioso come questo, tuttavia la loro musica è di qualità perché ricca di sforzo compositivo e "povera" di facilonerie, con la conseguenza che chiunque cerchi un disco black metal intelligente, lontano dagli stupidi cliché del genere, dovrebbe dare una possibilità a
"Kadaverin" perché potrebbe scoprire una interessante alternativa ai "grandi" nomi della terra dei fiordi.
In conclusione, vi segnalo che l'album si giova di apparizioni di membri di gruppi come Satyricon, Taake, SAHG, The Ruins Of Beverast, Seven Impale e Orkan e che le liriche sono state scritte da V`gandr (Helheim, Taake) mentre Herband Larsen di occupa della masterizzazione, il tutto a sottolineare che niente qui è stato lasciato al caso.
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