I bavaresi
Herzparasit suonano un
industrial metal gotico sulla scia dei loro conterranei Rammstein, Megaherz e Oomph!,
bands a cui si rifanno in maniera piuttosto evidente pur evitando un approccio apertamente imitativo.
Francamente, però, non riscontro nulla di particolarmente appassionante nella terza prova discografica dei nostri, o per meglio dire qualcosa che la possa spingere oltre una poco gratificante tollerabilità d’ascolto.
“
ParaKropolis” offre un canovaccio sonoro troppo ripetitivo e ordinario, “indurito” dal cantato in tedesco e non supportato in maniera decisiva dagli arrangiamenti elettronici e dalla voce di
Ric-Q, la quale, nonostante un bel timbro scuro e melodrammatico, non riesce praticamente mai a magnetizzare i sensi dell’astante.
Un disco a cui manca spessore espressivo e ancor di più quella morbosa capacità attrattiva che caratterizza i migliori esponenti del genere, capaci di condurre l’ascoltatore in un vortice di sinistro e irresistibile coinvolgimento emotivo.
Nel programma troverete pochi momenti assolutamente fallimentari ma anche pochissime “scosse”, limitate, in definitiva, alle atmosfere striscianti di "
Tastsinn” e "
Ich”, ai
riffoni e al coro fanciullesco di "
Blut lügt nicht”, al clima enfatico di "
Zack! Boom! Bang!” e alle schizofrenie della
title-track, piccoli zampilli emozionali in un crogiolo di
routine.
Dedicato a chi ama le orchestrazioni tenebrose, infine, i teutonici propongono “
Manege frei!” e “
Regentage”, soluzioni non del tutto prive d’interesse e tuttavia pericolosamente al limite del
kitsch.
E’ mia opinione che per “impressionare” il pubblico di riferimento ci voglia molto di più.
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