Dopo il grande exploit di "Lost Alone", uscito giusto giusto un anno fa, la curiosità attorno al nuovo lavoro del progetto Mind.In.A.Box. era altissima. Sarebbe riuscito Stefan Poiss a conservare livelli qualitativi così elevati senza snaturare in qualche modo il suo sound, avvicinandolo a quella dell'elettronica da dance floor che va così di moda attualmente? La risposta è nettamente si, ma con un risultato che va oltre le più rosee previsioni visto che ci consegna uno degli album più belli del genere tra quelli usciti negli ultimi anni. "Tape Evidence" apre le danze in modo particolarmente originale, facendo da riassunto ai temi e alle melodie che incontremo durante l'intero ascolto a partire dalla seconda canzone, quella "Certainty" che ha fatto da singolo apripista qualche mese fa. Uno dei pezzi più ispirati dell'album grazie ad un giro acido di sintetizzatore, particolarmente ben riuscito, e a quegli arrangiamenti curatissimi che sono diventati ormai il marchio di fabbrica della band austriaca. Non fatevi incantare dal tiro molto danzereccio di questo (e di altri) episodi dell'album: sono canzoni dalla struttura diversa e ben più intricata rispetto alle classiche hit da pista, e si fanno apprezzare maggiormente se apprezzate in cuffia in solitaria. E vi assicuro che rimanere fermi sarà molto, molto difficile... "Lament For Lost Dreams" è più malinconica, e basata su quell'abbondanza di vocoder che ha reso così vario ed apprezzato l'aspetto vocale dei Mind.In.A.Box. Incredibilmente, fa la sua apparizione in "Machine Run" una pesantissima chitarra, perfetto contraltare del ritmatissimo bridge che conduce ad uno dei ritornelli più suggestivi dell'album. Dopo la pausa di "Loyalty" si torna a volare altissimo con "Sun And Storm", attacco a base di pesanti beat e vocals più aggressive per un'altra potenziale hit da classifica. Non da meno è la ripetitiva "Out Of Time", basata sulla classica voce femminile sintetizzata e sottolineata da una leggera melodia che accompagna tutto il pezzo fino alla bellissima conclusione. Altro pezzo da applausi! Neanche il tempo di ripenderci con "Dead End", che si riparte a sognare (neanche a farlo apposta, è proprio questo il termine giusto) con "The Dream", caratterizzata da un ritornello da urlo, impossibile non cantarlo! E la cosa incredibile è che la conclusiva "Escape", a oltre un'ora dall'inizio, riesce a mantenere ancora viva l'attenzione, segno del fatto che "Dreamweb" è un album dalla qualità superiore, probabilmente inarrivabile. Chiamatela EBM, chiamatela synthpop o futurepop... per me sarà sempre solo ottima musica elettronica composta per riflettere e sognare.
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