Già mi sembra di sentire il coro dei soliti “criticoni” …
oh, no, l’ennesimo progetto assemblato “a tavolino” dalla
Frontiers, mescolando le carte di un
roster “pigliatutto” …
beh, in effetti, la presenza contemporanea di
Jakob Samuel (The Poodles),
Pontus Egberg (The Poodles, Treat),
Robban Back (Mustasch, ex-Eclipse) e
Mike Palace (Palace, Find Me, First Signal, Cry of Dawn), a cui aggiungere la perizia produttiva (ed esecutiva) di
Alessandro Del Vecchio, pur ingolosendo gli estimatori dei singoli protagonisti, non lasciava del tutto tranquillo chi non ama molto questi accorpamenti a prima vista un po’ estemporanei e non sempre particolarmente appassionati e spontanei.
Ovviamente non sono in grado di certificare il reale coefficiente di genuino “coinvolgimento” artistico animante i prestigiosi membri dei
Kryptonite e ciononostante posso serenamente affermare di non aver rilevato nel programma del loro albo eponimo che qualche barlume di quella tanto temuta “freddezza” tipica di parecchie
all-star band.
Il disco offre un intrigante profluvio di
hard melodico scandinavo, sulla scia dei vari Europe, Treat e Alien, “aggiornato” nei suoni al gusto del pubblico contemporaneo e dotato di una grande cura negli arrangiamenti e nella costruzione delle melodie vocali.
Undici canzoni scaltre e adescanti, edificate su cori a “presa rapida”, ficcanti fraseggi chitarristici e armonie “gonfie” e sfarzose, insomma, e qualora la prima della serie, l’arrembante “
Chasing fire”, urti un po’ la vostra sensibilità magari a causa di richiami abbastanza evidenti all’
Ozzy ottantiano, il mio suggerimento è di non desistere, lasciando poi che il prosieguo di “
Kryptonite” acuisca l’interesse e vi consenta d’impegnare in modo proficuo una cinquantina di minuti del vostro prezioso “tempo di qualità”.
A beneficio di chi non ha interrotto l’ascolto, continuiamo la disamina segnalando la possente e ammaliante “
This is the moment”, una “
Keep the dream alive” che potrebbe facilmente essere scambiata per una misteriosa
outtake degli Europe e la deliziosa “
Fallen angels”, un
AOR number a 24 carati in cui sono manipolate con maestria tradizione
yankee ed estetica nordica.
"
Across the water”, con il suo clima notturno che si spalanca nel
refrain, è un altro “colpo al cuore” di tutti i
fans di
scandi-rock, "
Love can be stronger” è un
mid-tempo (vagamente Whitesnake-
iano) raffinato e contagioso, mentre leggermente meno efficaci appaiono la ballatona “
Knowing both of us” e il “modernismo” sinfonico un po’ forzato di “
Get out be gone”.
Il pronto riscatto non si fa attendere troppo … la melodia avvolgente di “
One soul”, il
grip accattivante di “
Better than yesterday” e l’impatto
anthemico di “
No retreat no surrender” riprendono a fornire l’immagine nitida di una formazione assai abile e discretamente ispirata.
Una simpatica
cover “fumettosa” impreziosisce ulteriormente un’opera che esige il superamento di certi pregiudizi e merita tutta l’attenzione possibile … oltre a quella di una fantomatica “
AOR Authority” (vedasi l’indicazione posta sulla suddetta copertina!), “
Kryptonite” può dunque contare anche sulla mia ben più modesta approvazione … direi che a questo punto non dovreste proprio avere dubbi sul suo valore.