"Bjork meets The 3rd & the Mortal? A Metal Portishead?". Assolutamente no. Nulla di tutto questo. In questo album di metal non c'è assolutamente nulla e c'è ancor meno, se non la cantante, dei The 3rd & the Mortal. Non siamo dinnanzi nemmeno ad un album gothic esageratamente soft, bensì ad un lavoro che con il metal proprio non ha nulla a che fare, al contrario di quanto strombazzato dall'etichetta Season of Mist nella biografia allegata.
La stroncatura di cui sotto, ci tengo a precisarlo, non dipende dall'affinità o meno del lavoro con il genere musicale che il nostro magazine tratta; l'album, infatti, non raggiunge assolutamente di per sé la sufficienza, che si tratti di metal o di musica commerciale. Le tredici canzoni contenute in questo debut-album omonimo sono delle nenie lagnose senza né capo né coda che si stagliano tediose su una base ritmica insignificante fatta di suoni campionati. Le voci delle sorelle Edvardsen, così irraggiungibili nei The 3rd and the Mortal e negli Atrox, sono anch'esse di una monotonia e di una freddezza impressionante, soprattutto se alla mente ritornano le prestazioni di tutt'altro spessore del passato. I brani non hanno un filo conduttore e sono niente più che degli strazi sonori su cui sono state sbattute delle linee vocali a casaccio, senza il minimo rigore logico o estetico. Non c'è nessuna traccia che si impone sulle altre e merita di essere segnalata; l'album, nella sua uniformità piatta e deprimente, pare un tutt'uno da apprezzare o detestare integralmente. Non so quanti possano riuscire ad apprezzarlo, ma certamente io non sono fra questi. L'ascolto fatica ad andare più in là della terza traccia e, francamente, su tredici canzoni, mi sembra davvero troppo poco. La proposta musicale ha poco da spartire anche con Bjork, di cui si cercano solamente di imitare, invano, le sonorità e le atmosfere. Un album inutile, scarso e scadente.
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