Copertina 6

Info

Anno di uscita:2017
Durata:42 min.
Etichetta:Alka Record Label

Tracklist

  1. ECCEDERE E CEDERE
  2. TENTACOLI
  3. IL CIELO DI PRYP’JAT
  4. ABISSI
  5. DUEMILACENTOTRE
  6. VITREI DEDALI
  7. LA SINTESI
  8. L’ULTIMO GIORNO
  9. I PARADOSSI DEL TEMPO
  10. UN GIORNO SENZA VITA
  11. IL CONCETTO DI DOSE

Line up

  • Ercole Buccolieri: vocals, guitar
  • Mattia De Mitri: guitar
  • Nicolas Lezzi: bass
  • Fulvio Curto: drums
  • Annaclaudia Calabrese: vocals, backing vocals

Voto medio utenti

Album numero due per Il Confine (“… la linea di demarcazione che separa l'ordine dal caos …”, allettante, no?), gruppo brindisino dedito a un rock alternativo piuttosto melodico e, per certi versi, “radiofonico” (qualcosa tra i Tiromancino e gli Smashing Pumpkins, passando per i Placebo, volendo fornire al lettore qualche generica coordinata comparativa).
Ispirato a Pryp’jat, la città fantasma situata a nord dell’Ucraina abbandonata dopo il disastro nucleare alla centrale di Cernobyl del 1986, “Il cielo di Pryp' Jat” è un lavoro dagli effetti emotivi altalenanti, che attrae quando la tensione sale di tono e un po’ meno quando le melodie si fanno eccessivamente suadenti e “adulatrici”.
Il tentativo di mescolare in un unico crogiolo musicale svariate suggestioni stilistiche (pop, rock, scorie prog e metal, scosse post-grunge, addirittura il canto lirico, grazie all’ospite Riccardo Cecchi, ne “La sintesi” …), encomiabile nelle intenzioni, non sempre si traduce in un songwriting compatto e convincente, e se a questo aggiungiamo la voce talvolta forzatamente “impostata” di Ercole Buccolieri, il programma finisce fatalmente per alternare momenti piuttosto interessanti ad altri decisamente più trascurabili.
E così la coinvolgente e poderosa costruzione armonica di “Eccedere e cedere” si disperde in un cantato poco efficace e in un refrain abbastanza prevedibile, “Tentacoli” e la title-track ostentano una bella energia e interessanti diversioni sonore, mentre “Abissi”, eccessivamente “dolciastra”, “Duemilacentotre”, solo gradevole, e “Vitrei dedali”, con la sua enfasi un po’ posticcia, avvicendano buone intuizioni a palese convenzionalità.
Se l’esperimento “sinfonico” de “La sintesi” appare nuovamente una soluzione espositiva riuscita solo in parte (bello il crescendo …), con i suoni inquieti e la sentita interpretazione vocale concessa a “L’ultimo giorno” le cose migliorano sensibilmente, allo stesso modo in cui “I paradossi del tempo” e “Un giorno senza vita” non spiacciono grazie ad un’affinata calibrazione tra intensità e ricerca melodica.
Conclusione affidata “Il concetto di dose”, impreziosita dall’incisiva laringe di Annaclaudia Calabrese, un altro esempio delle buone qualità complessive di un gruppo sicuramente valido e sagace (intriganti anche i testi, che si prefiggono di condurre l’astante in un viaggio attraverso la natura umana, rilevando quanto le scelte del presente potranno determinare il suo futuro …) e tuttavia bisognoso di incrementare la focalizzazione espressiva e la maturità artistica.
Per ora una sufficienza piena, in attesa di un qualcosa di più …
Recensione a cura di Marco Aimasso

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