La volontà di rinnovamento e la necessità di allargare i confini del
rock, contaminandoli con realtà musicali un tempo considerate troppo distanti, appartenenti a culture apparentemente inconciliabili … sono queste, in estrema sintesi, le esigenze che hanno dato origine a fenomeni artistici straordinari come l’
hard rock “moderno”, il
nu-metal, il
crossover, il tutto spesso raccolto sotto la denominazione collettiva di
alternative, un “calderone” in cui far convivere formazioni davvero molto diverse tra loro.
Con il limite insito in tal etichetta, collochiamo dunque i
Clorosuvega (ex Atomic Blast, denominazione con cui hanno pubblicato un
Ep e “aperto” per Napalm Death, Destruction, Church of Misery, Tigertailz, …) in questo caleidoscopico “sottogenere”, dacché è chiara, ascoltando il loro albo eponimo, la voglia dei bolognesi di “sperimentare”, cercando di trovare un “proprio” percorso espressivo senza porsi vincoli stilistici.
Tecnica importante e idee abbastanza chiare sostengono un magma sonico in cui è possibile scorgere le effigi di maestri della contaminazione quali System Of A Down, Faith No More, Meshuggah, TesseracT e Coheed And Cambria, intrisi però di una sensibilità molto “italiana” (e non solo per la scelta della madrelingua) che rimanda a esperienze del calibro di Fluxus, Bluvertigo e Teatro Degli Orrori.
Il risultato è assai interessante, ricco di suoni e pensieri agitati e schizofrenici, ambizioso nella “ricerca” e non per questo del tutto privo d’immediatezza, mentre a destare qualche perplessità è l’eccessiva “enfasi” con cui i nostri sembrano affrontare la materia lirica e sonora, come se la smania di “dimostrare” le proprie innegabili doti di fantasia, abilità e forza comunicativa ponessero un po’ in secondo piano l’aspetto squisitamente “emotivo” della questione.
Ciò detto, non rimane che palesare una doverosa ammirazione per le cangianti scorie
prog-metal di “
Amnésia” e dell’eccellente “
Bittersweet”, per la “follia” ammaliante di “
Del mondo dei vinti” (una specie di SOAD meets Linkin Park!) e quella straniante di “
L’importanza di rimanere lucidi” e poi ancora per il lussureggiante
meltin’ pot di “
Godot” (con brandelli di
bossa nova e inserti elettronici!), verosimile apogeo dell’apnoica e forsennata corsa sull’ottovolante in note chiamato “
Clorosuvega”.
Un disco destabilizzante e “impegnativo”, in bilico tra alienazione, rabbia e creatività, che affascina pur non convincendo pienamente … forse è normale per un promettente gruppo “emergente” che cerca di fare una “cosa” difficile … da incoraggiare senza riserve.
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