Ben sei anni sono trascorsi da
"The Writ Of Sword", album dei
Crimfall che di sicuro non era passato inosservato. Oggi la band, accasatasi presso
Metal Blade Records, torna a far parlare di sé con il nuovo - e riuscito -
"Amain", frutto di intensi mesi di composizione e produzione (curata nei richiestissimi
Fascination Street Studios di
Jens Bogren).
Il folk metal dei finlandesi si fa ancora più elaborato e pomposo, con orchestrazioni che rimandano tanto al power metal di Rhapsody e Dark Moor quanto ai blockbuster hollywoodiani. È questo il caso dell'accoppiata iniziale
"Eschaton"/"The Last Of Stands", dove parti narrate, cori evocativi e arrangiamenti magniloquenti mettono a sistema Oriente e Medioevo (si potrebbero scomodare anche i nostrani Wind Rose). L'incipit di
"Far From Any Fate" rimanda ai Blackmore's Night, poi la componente estrema - ma melodica - prende il sopravvento per sfociare nell'elegante ballad acustica
"Song For Mourn", vicina a certe cose degli Angra del periodo
Falaschi.
"Sunder The Seventh Seal" spicca per le orchestrazioni alla
Steve Bartek, e prelude a
"Dawn Without A Sun", mid-tempo ruffiano e di facile presa. Con
"Mother Of Unbelievers" il combo spinge sulle sonorità oriental (Orphaned Land, Amaseffer), prima di
"It's A Long Road", dagli echi morriconiani appassionati e teatrali - ma meno interessante dalla metà in poi.
"Wayward Verities" è spavalda e immediata, in antitesi con la conclusiva (e forse prolissa)
"Until Falls The Rain", che riprende le atmosfere iniziali e non può non rievocare la colonna sonora di
"The Lord Of The Rings".
Un gradito ritorno. Speriamo che la prossima release abbia tempi di gestazione meno biblici...
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