"Eternity è stato il mio primo album, pubblicato nel 1988 in Europa e Giappone. La registrazione fu estremamente povera a causa della scarsità di mezzi...". Chi parla così è L.E.Mattson, axeman finnico in circolazione dal 1985, appartenente alla scuola dei Maalmsteen, Schenker, Masi e compagnia, che tra i suoi mille progetti ebbe qualche fortuna con il monicker Vision. Io mi sono recentemente lamentato per la carenza di virtuosismo nel metal più moderno e magicamente si è materializzato nelle mie mani questo lavoro. Che è l'esagerazione in senso opposto! Un hard/heavy che più classico non si può, zeppo di barocchismi tecnici, un blocco asfissiante di note, scale, accordi, arpeggi, praticamente un esercizio da Conservatorio. Parlare di tecnica è totalmente superfluo, quella c'è e viene esibita pure troppo, con il calore ed il groove di un aringa fredda. Forse avrete capito che non ho mai amato questo tipo di esibizione talentuosa e virtuosistica fine a se stessa, tipo:" guarda come sono bravo a suonare la chitarra..." Chi ama disquisire per ore di toni e semitoni qui può sguazzarci dentro, non è il mio caso. Ma non è tutto. Questo è esattamente lo stesso disco pubblicato nel 1988, che il buon Lars ha un po' ritoccato, remixato, aggiungendovi ben una (una!) nuova canzone: "Children of the sun", la quale misteriosamente nel retro di copertina diventa "Children of the night". Sole e notte, luna e giorno, ying e yang, tanto fa lo stesso! Che errore pacchiano, che scarsa cura, che tristezza! Operazioni di questo genere sono per me incomprensibili, come non bastasse la marea di croste che vengono prodotte ogni momento. Ci propongono anche le croste vecchie rimasterizzate! Vergogna! Non infierisco oltre perché sono un buono di cuore.
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