Un nuovo lavoro dei
Moritz,
cult-heroes dell’
AOR britannico, è sempre un evento da accogliere con favore, ma stavolta sono costretto a contenere leggermente l’entusiasmo dacché questo “
About time too” non riesce del tutto a replicare l’intensità emotiva garantita da due operine di considerevole pregio come “
Undivided” e “
SOS”.
Difficile identificare in maniera precisa i motivi di questo, per quanto modesto, calo espressivo … forse anche la partenza degli storici
Greg Hart e
Andy Stewart (approdati agli ottimi Cats in Space) ha contribuito all’andamento un po’ altalenante di un
album che talvolta disperde in un pizzico di manierismo l’innata competenza della navigata
band inglese.
Così, sebbene la voce pastosa, molto “
british”, di
Peter Scallan continui a svolgere egregiamente la sua funzione comunicativa (e ascoltarla rappresenti una vera delizia per l’apparato
cardio-uditivo ...), questa non sempre è sostenuta da un
songwriting pienamente all’altezza, poco incisivo, ad esempio, quando si tratta di sconfinare in terreni più tipicamente
hard-rock (“
Take it on the chin”, “
Unwanted man”) o non si riesce a imprimere un invincibile
grip sentimentale a un’ampollosa
ballatona pianistica (la solo gradevole “
Own little world”).
Altrove, per fortuna, il programma si risolleva in maniera imperiosa, offrendo autentici gioiellini di grintosa magniloquenza
adulta (“
One more beautiful day”, “
Run”, la
Bolton-esca “
Love long gone”), atti sonori pregni di raffinata solarità (“
To the moon and back”), intriganti esercizi d’ispirazione Survivor-
iana (“
Chance of a lifetime”) e vibranti momenti passionali ("
Dreamland”), per poi dimostrare una notevole classe anche nell’esposizione del lato più
bluesy (“
Forever is”, “
You don’t know what love is”) della sensibilità artistica dei suoi autori.
Non sarà certo qualche piccolo “appannamento” a ridimensionare il valore dei
Moritz, un gruppo che ha faticato davvero tanto a fare in modo che le sue qualità fossero riconosciute e si merita comunque l’attenzione del pubblico di riferimento … sono convinto che la prossima volta recupereranno anche quella “scintilla” che consente di distinguere un buon disco da un grande disco.
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