Ha tutti i pregi e tutti i difetti di un esordio quello dei norvegesi
Himmellegeme (che in lingua madre dovrebbe significare "corpo celeste", ndr). Sono chiare le influenze - Porcupine Tree, Anathema, Riverside, primi Pink Floyd - ma non è così chiaro dove voglia andare a parare di preciso il quintetto di Bergen...
L'introduttiva
"Natteravn" è epica e psichedelica, ma suona un po' ripetitiva, mentre la successiva
"Hjertedød" colpisce nel segno grazie ai suoi connotati elettrici e groovy. Anche la titletrack risulta riuscita, con il suo incedere ipnotico a cavallo tra un film di
David Lynch e i Led Zeppelin, e fa il paio con
"Breathe In The Air..." (alla faccia della citazione velata, ndr), traccia avvolgente dalle timbriche chitarristiche ricercate. La più canonica
"Kyss Mine Blodige Hender" persevera sulle ritmiche swingate, prima del blues ruvido - a metà strada tra
Jimi Hendrix e
"She's So Heavy" di
Lennon/McCartney - di
"Fish".
"Fallvind" è un episodio lungo e lisergico, dallo sviluppo fin troppo dilatato e scontato - non proprio il miglior modo per chiudere un full-length, ma tant'è.
La buona volontà non manca - e il supporto di un'etichetta attenta come
Karisma Records non può che giovare a questi giovani ragazzi - ma la strada per distinguersi dalla massa di realtà progressive è ancora lunga e impervia. Forza e coraggio!
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