“… ‘Cause I know I reached my ultimate stage. It’s the end of the last chapter …”
(“At the end of the last chapter”; “Hard Incursion” – 1986)
E invece no … l’ultimo capitolo della parabola artistica degli
Unreal Terror non è ancora stato scritto, e questo “
The new chapter” non ha davvero nulla a che fare con la manifestazione artistica di veterani in vena di languide “nostalgie”, e riporta sulla “scena” uno dei collettivi musicali più talentuosi e preparati del
Belpaese, attrezzato oggi come ieri per camminare a testa alta nel
metalrama internazionale.
Che cosa è accaduto negli anni ottanta, a loro e a parecchie altre formazioni molto meritevoli e poco fortunate, è un fatto “incomprensibile” su cui è ormai pressoché inutile dibattere, mentre c’è parecchio da dire sull’energia comunicativa e la tensione espressiva che il combo pescarese, forte di alcuni rinnovamenti di
line-up (con i chitarristi
Iader Nicolini, figlio del mitico
Enio, e
Arcanacodaxe, al secolo
Paolo Ponzi, in formazione), riesce a infondere al suo
album del “ritorno”, maturato dopo un periodo di rodaggio su palchi prestigiosi come quelli dell’
Heavy Metal Night e dell’
Acciaio Italiano.
Il nobile “marchio” del gruppo, edificato sulle traiettorie del
metal “classico”, è intatto, ma la grinta e la
verve con cui viene riproposto rappresenta “un’arma” infallibile per essere “compresi” e apprezzati anche dal pubblico meno legato alla sua “storia”, in un periodo in cui, tra l’altro, le sonorità della grande “tradizione” metallica continuano ad attrarre in maniera transgenerazionale.
Il resto lo fanno un brillante gusto compositivo e una capacità esecutiva di alto profilo, da cui si staglia la voce sempre appassionata e coinvolgente di
Luciano Palermi, autore di una
performance irreprensibile.
L’apertura, affidata all’enfasi malinconica di “
Ordinary king”, predispone favorevolmente all’ascolto di un programma che con la melodia incalzante e le chitarre implacabili di “
Time bomb”, l’avvincente spirito eroico di "
All this time” e i sorprendenti suoni cingolati e “modernizzati” di “
Fall” accentua ulteriormente gli effetti della suggestione emotiva.
“
The thread” ammalia con cadenze più meditate, “
One more chance” esibisce un tagliente orientamento
classy e con “
Trickles of time” la
band riprende a sfruttare le sue ben note capacità evocative, scontando qualcosa in fatto di efficacia a causa di una linea melodica non pienamente focalizzata.
La cangiante struttura armonica di “
It's the shadow” aggiunge un’interessante prospettiva sonora alla raccolta, “
Lost cause” è un’altra bella “mazzata” siderurgica e “
Western skies” pone fine alle ostilità con una robusta sgroppata dal particolare epilogo in stile
Morriconiano.
"
The new chapter" ci restituisce un gruppo di cui personalmente sentivo parecchio la mancanza … integri, motivati e pronti a nuove “sfide”, gli
Unreal Terror potranno soddisfare vecchi e nuovi
fans e magari “crescere” ulteriormente in un percorso che, dopo una lunga pausa, sembra aver ripreso con rinnovato vigore il suo legittimo svolgimento. Bentornati.
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