Copertina 5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2017
Durata:41 min.
Etichetta:Nuclear Blast

Tracklist

  1. BAPHOMET
  2. THE DEVIL'S SON
  3. SWINEFEVER - REGENT OF PIGS
  4. APOPHIS - BLACK DRAGON
  5. TOTENKULT - EXEGESIS OF DETERIORATION
  6. TOTENBESCHWöRER
  7. SPELL OF REFLECTION
  8. EMBRACING A STAR
  9. TOTENRITUAL

Line up

  • Helmuth: guitars, vocals
  • Serpenth: bass

Voto medio utenti

Undicesimo album per il gruppo austriaco dei Belphegor che tuttavia non riesce a replicare i buoni risultati ottenuti con le recenti release incise per Nuclear Blast Records negli ultimi anni.

Questa moda di dichiarare prima dell'uscita di ogni album che il lavoro che verrà sara il più estremo, il più maligno, il più pesante, il più veloce eccetera eccetera sta prendendo una brutta piega ed il duo austriaco non esce indenne dallo sbandierare ai quattro venti i bellicosi propositi: a conti fatti il sound dei Belphegor è purtroppo completamente deviato sul death metal, lasciando solamente all'impatto e alla velocità il compito di sorreggere la loro proposta musicale; così facendo, tutta l'atmosfera, le sensazioni malevole, le ambientazioni sinistre che da sempre hanno contraddistinto il songwriting della band capitanata dal buon Helmuth sono state spazzate via da una enorme monotonia di fondo che ha trasformato una buona black metal band in una più che ordinaria formazionE dedita ad un death metal troppo ripetitivo, spesso ordinario e poco convincente.

Se già il precedente "Conjuring the Dead" aveva preso questa direzione, il nuovo "Totenritual" segna un ulteriore e deciso passo di allontanamento da ciò che aveva contraddistinto, tra alti e bassi, la carriera di una band oltremodo longeva ed apprezzata: sono ormai passati più di venti anni e nessuno pretende più un "The Last Supper" o "Blutsabbath", ma che almeno i Belphegor rimangano a cimentarsi in quello che gli riesce meglio: il death metal lasciamolo suonare a chi lo sa fare o a chi vi si cimenta da diversi lustri.

Peccato, tanta forma (l’abilità dei nostri agli strumenti è innegabile) persa in un mare di mancanza di sostanza, e non basta qualche brano vagamente più ispirato come “Apophis” a risollevare le sorti di quello che sembra un disco - di quelli mosci - dei Deicide.

Un album che non cambierà assolutamente nulla nelle sorti dei Belphegor, mai protagonisti assoluti della scena estrema europea ma da sempre seguiti in maniera cieca dai loro fan e - questo glielo riconosco - assolutamente impermeabili ad aperture moderniste o vagamente commerciali, sperando che perlomeno tornino a quanto proposto sino ad una decina di anni fa.

Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 28 set 2017 alle 13:15

in effetti ormai non hanno più senso, mai stati una band di serie A ma avevano una loro identità ed un loro perchè, adesso proprio no..

Inserito il 24 set 2017 alle 08:48

Recensione severa ma giusta! I Belphegor di oggi sono uno dei tanti gruppi che vanno ad ingrassare il rooster Nuclear Blast e ad ingolfare la scena live... Non sono mai stati un gruppo fondamentale e stanno andando verso una pensione mediocre ... Ci salutiamo adesso e non ci sentiamo più ...

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