Quando si parla di
Ace Frehely, inevitabilmente, si parla di
Kiss e non potrebbe essere diversamente visto che tutt’ora nel cuore della maggioranza dei die-hard fans, la lineup dei ’70 del combo americano rimane la migliore
Eppure faremmo un errore a limitare qui il discorso, Ace Frehely è l’unico membro dei Kiss che ha continuato a fare dischi, concerti, collaborazioni anche in veste di solista e si tratta di una carriera parallela di tutto rispetto, prima coi Frehley’s Comet e poi da solo; non solo, quello che conta di più e’ che Ace non ha mai perso la verve creativa e non ha mai sfornato dischi mediocri partendo dall’omonimo “Ace Frehley” del 1978 uscito in contemporanea con i 3 album sollisti degli altri membri dei Kiss, album che a detta di molti è stato il migliore dei quattro.
Per nulla offuscato dall’ingombrante ego di Stanley e Simmons, lo “SpaceMan” nel 2009 fece uscire uno dei suoi migliori full length, “
Anomaly” che ora vede una nuova luce, rimasterizzato e con 3 bonus tracks ( tra cui due brani "
Hard For Me" e
"Pain In The Neck slow version" originariamente scritti per i Kiss e mai pubblicati ) sotto il nome di “
Anomaly – Deluxe”. L’inizio è fulminante, con 4 tracks che da sole valgono l’acquisto del disco, “
Foxy & Free” ha un riff micidiale nella miglior tradizione del Bacio, “
Outer Space” è un hard rock roccioso come pochi, “
Pain In The Neck” poggia su un lavoro chitarristico duro ed elaborato, mentre “
Fox On The Run” è un rock’n’roll easy da cantare a squarciagola.
Il lavoro procede con “
Genghis Khan”, uno strumentale un po’ anomalo e confusionario a mio parere, molto più classica è invece “
Too Many Faces “ che sembra uscita direttamente dal lavoro solista del 1978, “
Change The World” e “
A Little Below The Angels” sono ballads che rappresentano il lato intimista di Ace con testi politically correct, una menzione particolare va alla seconda canzone sorretta da un bellissimo coro di voci bianche sul finale.
“
Space Bear (Extended)” è un altro strumentale e con
“Fractured Quantum” siamo a quota 3, onestamente un po’ troppi per un solo disco, il primo è sorretto da un buon assolo in perfetto Frehley’s style mentre in “Fractured” sono gli aprpeggi acustici a dettare la melodia, con “
Sister” il ritmo aumenta decisamente ed è un comeback al sound dei ’70 con riff duri e taglienti, “
It’s A Great Life” ci riporta su sonorità piu’ easy ed è un episodio leggero e scanzonato, “
Hard For Me” è praticamente “Fox & Free” con diverse lyrics, mentre decisamente piu’ interessante risulta “
Pain In the Neck (Slow Version)” che è piu’ dura della versione “ normale “ proprio perchè più cadenzata e pesante, mentre la conclusisva “
Return Of The Space Bear” è una riproposizione del brano “Space Bear (Extended) con inserti spoken.
In conclusione abbiamo di fronte un album decisamente valido, dal songwriting energico ma purtroppo penalizzato dalla presenza di troppi doppioni o "alternative version" di stessi brani, mettere dei veri inediti sarebbe stato decisamente piu' stimolante.
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