Ho scoperto i
Nocturnal Rites incuriosito dal modo entusiasta in cui ne parlava il nostro
Graz, ai tempi dei leggendari,
Tales Of Mystery And Imagination, e sopratutto il successivo,
The Sacred Talisman due album fondamentali per ogni amante del Power Metal e più in generale del Melodic Power Scandinavo!
Purtroppo come spesso avviene, quando si raggiunge il successo troppo velocemente, anche i nostri si erano persi per strada, vuoi per lo split di
Anders Zackrisson storica voce della band , vuoi per la voglia di sperimentare nuovi sound poco congeniali ad una band che aveva fatto dello spirito
Vichingo e battagliero il suo cavallo di battaglia.
Fortunatamente l’esperimento innovativo è durato poco.
Nel corso degli anni si sono poi susseguite diverse release più o meno convincenti, un periodo abbastanza prolifico con ben cinque album all’attivo nel primo decennio del nuovo millennio, culminato con quel
“The 8th Sin” datato 2007, col quale la band di Umea aveva ritrovato la retta via, intraprendendo nuovamente quella strada che più si addice ai
Nocturnal Rites, fatta di un sound più epico e soprattutto orientato verso il tanto amato Melodic Power Metal
.
Dopo ben 10 anni di assenza e un importante cambio di line up, che ha visto l’ingresso nella band del nuovo chitarrista
Per Nilsson, per i
Nocturnal Rites è finalmente giunto il tempo di dare alla luce un nuovo album, non più per la storica etichetta
Century Media Records, bensì per la
AFM Records.
È quindi con immensa soddisfazione che inizio a raccontarvi le gesta di
Fredrik Mannberg e soci nella loro ultima fatica intitolata
“Phoenix”, la prima cosa che salta all’occhio è la bella cover, un artwork diverso dai precedenti lavori, dal quale, a differenza del passato, non è facile capire quale possa essere l’orientamento musicale intrapreso questa volta, fortunatamente qualsiasi dubbio scompare immediatamente, alle prime note di
“A Heart As Black As Coal”, un pezzo altamente epico e carico di adrenalina che fan ben sperare per il prosieguo dell’album.
Ed infatti l’album prosegue con
“Before We Waste Away” un mid-tempo melodico e orecchiabile che incorpora al suo interno sonorità decisamente più power.
Nel complesso, l'album è davvero variegato, troviamo infatti alcuni brani con qualche spunto più “aggressivo” e altri con un piglio più orchestrale ed epico.
Dopo la meno convincente
“The Poisonous Seed”, anche se non si può parlare di un vero passo falso, l’album prosegue con tre episodi lanciatissimi,
“Repent My Sins” la spettacolare
“What's Killing me” e
“A Song For You” brano dalla struttura semplice, del resto non c’è bisogno di particolari acrobazie stilistiche per coinvolgere l’ascoltatore, e di questo i
Nocturnal Rites ne sono ben consci.
Siamo giunti nel bel mezzo dell’apoteosi con la distruttiva
“The Ghost Inside Me”, che rappresenta il punto più coinvolgente di
“Phoenix”, seguita a ruota da
“Nothing Can Break Me”. In questa fase i cori epici si sprecano, i riff sono decisi e impietosi, come le magie delle sei corde di
Per Nilsson e
Fredrik Mannberg che duellano a colpi di solo guitar!
“Flames” sembra partire in sordina, meno diretta dei precedenti episodi, per poi esplodere in tuta la sua immensità prima del refrain, che risulta essere il più bello dell’intero lotto!
“Used To Be God” fa registrare il punto più basso dell’album, si tratta di una
Bonus Track disponibile solo su digipak and vinile, che almeno ai primi ascolti non sembra godere della freschezza e immediatezza che fino a questo momento ha contraddistinto
“Phoenix”, ci penserà la successiva
“Welcome To The End”, riporta i valori in campo sui giusti equilibri, trattasi infatti di una song convincente, dotata di un refrain semplice, e un solo guitar graffiante.
Alfieri del Power Metal, fate vostro questo album non ve ne pentirete!