In un periodo di ritorno in auge delle “radici” dell’
hard-rock, fa davvero piacere poter riascoltare i
Mother Nature, gruppo nato alla metà degli anni novanta, capace di ottenere lusinghieri riscontri di critica e pubblico e impegnarsi in un’intensa e apprezzata attività
live, per poi sciogliersi nel 2003, in una scena musicale evidentemente “distratta” da altre sonorità.
Eh già, perché i tarantini suonano un
rock duro dalla marcata impronta
blues, e sarà sufficiente un primo contatto con il loro lavoro del “
come-back” per comprendere all'istante quanta classe e talento ci sia in questa proposta artistica figlia di Bad Company, James Gang, Aerosmith e Led Zeppelin, immarcescibili maestri di una lezione assimilata con inusitata passione e temperamento.
Impossibile, infatti, tacciare i nostri di “facile” adesione a modelli consolidati e in ogni caso qui non conta soppesare con il “bilancino” l’influenza dei singoli numi tutelari … la cosa veramente importante è la qualità con cui i
Mother Nature compongono e interpretano i loro pezzi, basandosi su linee melodiche sempre intense e accattivanti, ostentando un gusto per la “canzone” assolutamente raro e vincente.
“
Double deal” è un disco pieno di emozioni, leggerezza e spontaneità, di chitarre frementi, voci comunicative e vibranti pulsazioni ritmiche, il tutto concentrato in pezzi costantemente suggestivi e coinvolgenti, che vi troverete a “canticchiare” senza quasi rendervene conto.
Si comincia con “
Spit my soul”, esempio lampante di come tensione espressiva e
refrain adescante possano convivere felicemente, si continua sulla stessa traiettoria anche con la maggiore dinamicità di “
Magnet girl”, e se “
Haze” è semplicemente un gioiellino di paludoso e
catchy hard-rock, la successiva “
Pearl v3” aggiunge un pizzico di “radiofonico” spirito
garage all’impasto sonico, regalando un altro potenziale
hit al programma.
Scosse
Zeppelinesche e un
feeling caldo e avvolgente impregnano “
Everything will follow”, nella vaporosa “
Ask yourself” fanno capolino gli Extreme (e i Beatles …), la
title-track dà libero sfogo alla brama
swing n’ rollistica del gruppo, mentre “
New way” esplora assolati panorami
southern con innata disinvoltura e naturalezza.
All’appello mancano il
groove malioso di “
Does it suit you” e i rimandi di
funk e
R&B concessi alla torrida “B
oy, we gotta handle this”, e solo una volta giunti alla conclusione dell’opera ci si rende conto di quanto sia arduo effettuare delle classifiche di merito in questi dieci frammenti di grande musica, divertente, viscerale e molto appagante.
Una “roba” che trascende ogni eventuale parametro temporale, insomma, e che per di più è contenuta in un fascinoso involucro abilmente illustrato da
Enzo Rizzi … in altre parole, un acquisto obbligato.
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