Copertina 8

Info

Anno di uscita:2017
Durata:53 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. IT’S ALL THE SAME TO ME
  2. SPEED
  3. A DROP OF BLEACH
  4. STICKY FINGERS
  5. CHRISTINE
  6. BABY GOTTA FEVER
  7. KILL IT OR DIE
  8. DON’T BRING A KNIFE TO A GUNFIGHT
  9. THE FLOOD’S THE FAULT OF THE RAIN
  10. THE DEVIL MADE ME DO IT
  11. THE MISSING PEACE
  12. GAVE IT ALL AWAY

Line up

  • Philip Lewis: vocals
  • Tracii Guns: guitars
  • Johnny Martin: bass
  • Michael Grant: guitars
  • Shane Fitzgibbon: drums

Voto medio utenti

Separare gli uomini dai ragazzi” … l’esibizione degli L.A. Guns apprezzata nella scorsa edizione del Frontiers Rock Festival sembrava votata proprio celebre motto di Nugent-iana memoria, ed è innegabile che il ritorno del degenerato connubio “storico” Phil Lewis / Tracii Guns in quella circostanza abbia, in effetti, ristabilito in qualche modo le “gerarchie”, tracciando un solco tra loro e molti altri interpreti dello street-metal con minore esperienza alle spalle.
Oggi che il gruppo è chiamato a confermare tali impressioni anche nel difficile impegno discografico “inedito”, le cose si complicano ulteriormente, senza la protezione di quegli hit ormai entrati a far parte degli annali del settore.
Ebbene, allora diciamo subito che “The missing peace” è un grande album, pieno di adrenalina e grinta, ma anche sufficientemente ricco di sfumature tali da non renderlo eccessivamente monocromatico.
Qualche sporadico calo di tensione (si poteva, in particolare, “pretendere” qualcosa di più dall’algida ballatonaChristine”) non inficia oltremodo gli effetti complessivi di un programma che piazza subito due frammenti di adescante rudezza “stradaiola” come “It’s all the same to me” e “Speed”, incontestabili testimonianze di un’attitudine e di una carica ancora impetuose e irriverenti.
A drop of bleach” rende maggiormente cupo e malsano il clima sonoro, mentre “Sticky fingers” è semplicemente un irresistibile anthem di sferzante metallo di strada, con appena un pizzico del mitico Alice Cooper inserito nell’impasto sonico.
Si prosegue con una "nuova” “Ballad of Jayne”, come anticipato, troppo “fredda” e manieristica per impressionare a fondo, e anche le successive “Baby gotta fever” e l’Aerosmith-esca "Kill it or die”, a causa di soluzioni ampiamente prevedibili, non vanno oltre una superficiale gradevolezza.
A risollevare le sorti della raccolta ci pensano prontamente “Don’t bring a knife to a gunfight”, avvolgente e magnetica, “The flood’s the fault of the rain”, una brillante via di mezzo tra “Don’t cry” (dei “cugini” GNR) e “The house of the rising sun” (portata al successo dagli Animals) e “The devil made me do it”, una lezione pratica di elettrizzante sleaze-rock per tutti i nuovi accoliti del genere.
Discorso a parte, infine, meritano la title-track dell’opera e “Gave it all away” … la prima con le sue atmosfere Zeppelin-iane e un assolo bruciante e la seconda gravida di enfatica decadenza e di crudo melodramma urbano, rappresentano la risposta migliore da indirizzare a chi aveva messo in discussione a priori il livello d’ispirazione di questa ennesima rappacificazione.
Gli L.A. Guns attestano il valore della “vecchia guardia” e lo fanno con un disco che in fatto di vocazione, energia e talento può insegnare davvero molto … ora speriamo che Phil e Tracii continuino a fare, insieme, quello per cui sembrano essere nati … si chiama Rock n’ Roll e in occasioni come queste sa ancora suscitare enormi soddisfazioni.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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