Copertina 9

Info

Anno di uscita:2005
Durata:45 min.
Etichetta:Inside Out
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. WRITING'S ON THE WALL
  2. STARGAZER
  3. ONE STEP CLOSER AWAY
  4. OCEANS
  5. LUXURIA
  6. OVERLOAD
  7. COMING BACK AGAIN
  8. THE WATCHER
  9. EMPTY GLASS
  10. WISHING YOU WOULD STAY
  11. SEVEN CIRCLES

Line up

  • Jeff Martin: vocals, guitar
  • Stuart Chatwood: bass, keyboards
  • Jeff Burrows: drums

Voto medio utenti

I Tea Party sono un grande gruppo rock.
Un assioma semplice ma, forse, non così consolidato, visto che almeno qui in Europa possono essere considerati poco più di una "cult band", nonostante i sette album pubblicati (otto se consideriamo l'esordio "indipendente"), un successo piuttosto significativo nella nativa Canada e, di conseguenza, anche in tutti gli Stati Uniti ed in Australia.
La straordinaria musica dei Tea Party, fatta di hard rock, grondante di blues, intarsiata di folk, ricamata di melodie orientali e d'incredibile passionalità, merita veramente molto di più e il nuovo contratto di distribuzione con la Inside Out (questo lavoro è già stato pubblicato in Canada l'anno scorso), anche in quest'epoca di "globalizzazione" e di grandi possibilità telematiche, potrebbe essere un passo importante per la sua "indispensabile" diffusione ad ampio spettro anche sul suolo del "Vecchio Continente".
Tradizione e modernità convivono splendidamente tra le pieghe di questo suono formidabile, assemblate con ingente originalità ed intensità emozionale, in cui anche l'aspetto lirico non viene trascurato, apparendo contraddistinto, come sempre, da profondità e peculiarità nei contenuti, intrisi di spiritualità e misticismo, tanto da costituire, per tutte queste sue caratteristiche, un caso molto raro nell'attuale mondo discografico, sempre più spesso attento esclusivamente alle mode, alla superficialità e alle istantanee possibilità "mercantili".
"Seven circles" manifesta la sua grandezza con un approccio più "immediato" e in qualche modo, "commerciale" (nel senso migliore del termine), mantenendo immutate le favolose prerogative fondamentali dei suoi predecessori, con il talento cristallino del vocalist e chitarrista Jeff Martin autore ancora una volta di una prestazione maiuscola. La sua voce profonda ed evocativa sa sedurre e graffiare con uguale intensità e semplificando molto, per cercare di essere didascalico a beneficio di chi non fosse ancora stato stregato dalle sue modulazioni, potremo parlare di movenze interpretative che partendo dai maestri Plant e Morrison, giungono ad essere accostabili a quelle di un Chris Cornell nei frangenti più decisi e, in quelli a maggior coefficiente introspettivo, addirittura a quelle di Bono Vox e David Bowie ... insomma, un cantante veramente eclettico e costantemente emozionante.
Il disco, nella sua proteiformità illuminata, non evidenzia assolutamente punti deboli e sempre in tema di una sua "sponsorizzazione" tra gli ascoltatori ancora digiuni della magnificenza dei nostri canucks, utilizzando parametri celebri, dovrebbe (anzi "deve") piacere a quelli che apprezzano Audioslave, Pearl Jam, Creed e Alter Bridge, ma anche a chi non disdegna contemporaneamente le sonorità enfatiche degli U2 (soprattutto nelle loro esibizioni meno melense) e il pop più perspicace e non scontato, il tutto condito da piccole ma importanti contribuzioni elettroniche.
Tentando di riprodurre il flusso di sensazioni che scorrono durante l'ascolto del dischetto e trasformandolo in parole, ecco che "Writing's on the wall" musicalmente porta la mente ai Rage Against The Machine più sabbathiani filtrati attraverso la lente della personalità, la splendida "Stargazer" sbalordisce con la sua vena rock-pop irresistibile, "One step closer away" affascina con le sue atmosfere notturne e melodrammatiche, "Oceans" commuove e distilla emozioni con una sentita interpretazione vocale, "Luxuria" (inclusa nella soundtrack del videogame "Prince of Persia") appassiona con melodie mediorientali e un groove vagamente psichedelico, "Overload" conquista con un flavour hard-blues che celebra i classici senza perdere in attualità, "Coming back again" stimola adrenalina con un mood simil-grunge, "The Watcher" e "Empty glass" interpretano magnificamente il ruolo di chart-busters con consistente sensibilità, "Wishing you would stay" (con l'ospite Holly McNarland ) brilla di una bellezza talmente abbagliante da emergere in uno scrigno contenente così tante gemme preziose e "Seven circles" sembra voler affermare che i Led Zeppelin possono essere ancora efficacemente omaggiati, se lo si fa con questa classe ed estro invidiabile.
Ribadisco il concetto, i riferimenti e le citazioni stilistiche sono da considerare come elementi puramente indicativi in un'esibizione immune dal virus della duplicazione e che rivela la sua accessibilità senza smarrire l'enorme valore artistico.
Non avete più scuse ... cercate, comprate e consumate quest'album (che contiene, nella versione che troverete nei negozi, anche una sezione enhanced con brani dal vivo e videoclip), dove impatto emotivo, magia, energia, tecnica e acume creativo sono stati elargiti copiosamente ... insomma, tutte quelle peculiarità che trasformano un semplice dischetto di policarbonato plastico rivestito d'alluminio in un'entusiasmante esperienza musicale.
Come dicevo all'inizio, i Tea Party sono inequivocabilmente una grande rock band a tutto tondo e spero che siano in molti quelli che se ne potranno finalmente rendere conto.
Recensione a cura di Marco Aimasso

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.