"Non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti." (C.Darwin)
Perchè iniziare una recensione di un disco metal citando il padre dell'evoluzionismo vi chiederete?
La risposta è semplice: perchè volenti o nolenti in un mondo in rapido mutamento (mode, pensieri, gusti musicali e non, eccetera..) se si vuole restare a galla o addirittura emergere occorre necessariamente provare a dare alle persone ciò che chiedono.
Se poi questo significhi scendere a patti con la propria coscienza, (s)vendersi o tradire lo spirito del metal non tocca a me dirlo, mi limito ad osservare l'ovvio.
Ma questa considerazione mi è sembrata quasi naturale ascoltando "
Disconnect", quarto lavoro dei canadesi
Threat Signal, licenziato da
Agonia Records a ben sei anni di distanza dal precedente
album omonimo.
Jon Howard e soci, ben consapevoli del mercato in cui si muovono, hanno accentuato le caratteristiche peculiari della loro proposta che -sebbene siano state chiare sin dal loro debut album "
Under Reprisal"- trovano completa maturazione in "
Disconnect".
Largo quindi a sfuriate thrash/death condite da harsh vocals abrasive come nella tiratissima "
Exit the Matrix" o nell'aggressiva "
Aura" per poi rallentare improvvisamente in bridge ipermelodici e ritornelli sovente in clean vocals.
Naturalmente una tale struttura nei brani ricorda alcune band che chiaramente influenzano i nostri, Killswitch Engage, Soilwork ed In Flames (...degli ultimi anni soprattutto....) in testa, ma anche gli Scar Symmetry di "The Unseen Empire".
A tutto questo bisogna aggiungere il fatto che la band sia composta da musicisti di prim'ordine su cui spicca il fenomenale axeman
Travis Montgomery, vero valore aggiunto che impreziosisce ogni riffs di ogni singola canzone. Basta ascoltare i solos della conclusiva "
Terminal Madness" o il riff portante della piaciona "
To thine own self be true" o ancora di "
Falling apart" per capire che -piacciano o meno- i
Threat Signal restano un gruppo con gli attributi.
Perchè -sia detto chiaramente- solo una band con solide basi può comporre una canzone come "
Betrayal", una ballad acustica malinconica e sognante.
"
Disconnect" è dunque un bel disco, un disco certamente furbo che offre al pubblico al quale si rivolge quello che il pubblico chiede, ma lo fa con mestiere ed abilità tecnica impossibili da ignorare.
Chiaramente un disco non adatto ai deathster vecchia scuola, a chi ama il thrash tutto d'un pezzo o a tutti quelli che girano bene alla larga da ciò che possa tradire troppa modernità.
A tutti gli altri invece credo proprio possa piacere.
Threat Signal - "
Exit the Matrix"
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