Titolo più sabbathiano non potrebbe esserci per il nuovo album degli
Electric Wizard, il nono della loro carriera. E l’atmosfera torbida, decadente, del culto di Birmingham si respira fin dall’iniziale “
See you in hell”, lungo mantra ossianico del quale è stato prodotto anche un video in puro ’70-psychedelic style.
Oborn ha definito il brano come “
the most brutally simple and Neanderthal song ever”, un po’ apodittico ma sappiamo che il buon
Jus non è tipo da mezze misure.
Proseguendo nell’ascolto si nota che rispetto al recente passato il suono è stato ripulito, reso meno apocalittico, per recuperare la radice doom settantiana sporcata da pennellate di heavy psichedelia (“
Hear the sirens scream”), cosa che al sottoscritto non dispiace ma potrebbe lasciare perplessi i fans più integralisti. Quando in “
The reaper” il ritmo rallenta e viene introdotta una lugubre tastiera vampiresca e nella successiva “
Wicked caresses” la possente cadenza ci immerge nell’oscurità echeggiando addirittura i Black Widow, la mutazione retrò-rock si annuncia completa.
L’album si chiude con la estesa “
Mourning of the magicians”, quasi minimalista nel suo incedere ossessivo ed alla fine un po’ stucchevole.
Bene ma non benissimo, come si usa dire oggi. Un disco che ci riporta all’era di “Supercoven” ma privo della stessa tossica ispirazione. Potrebbe essere la transizione verso un nuovo ciclo della storia di questa band, ma con
Oborn e soci non si può mai sapere. Vedremo in futuro.
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