Sembra ieri, ma sono passati dieci anni giusti giusti da quando i
Primal Fear hanno rilasciato il loro primo album per la
Frontiers Records: "New Religion". Un binomio, quello tra la formazione tedesca (anche se si è via via internazionalizzata) e l'etichetta italiana, che ha funzionato alla grande, visto che tutti i lavori realizzati assieme hanno sempre mantenuto standard decisamente elevati.
Pur non essendo sfuggiti a qualche scossone a livello di line-up, i
Primal Fear si sono raccolti attorno al loro nucleo storico, con il chitarrista
Tom Naumann nuovamente al fianco della coppia di ferro
Ralf Scheepers e
Mat Sinner, confermando anche sotto questo aspetto quella solidità che ritroviamo nella loro proposta musicale, un roccioso Hard & Heavy d'ispirazione priestiana che negli ultimi anni si è arricchito di epicità e di un apporto melodico mai dozzinale.
E "
Best of Fear" ne è la miglior testimonianza, un doppio CD (triplo nella versione in vinile) composto da ben ventisette canzoni che vanno a ricapitolare quanto fatto dai
Primal Fear dal già citato "New Religion" sino al più recente "Rulebreaker". E a renderlo ancor più interessante, soprattutto per i fan del gruppo che già hanno tutti i loro dischi, non mancano alcuni brani incisi appositamente per l'occasione.
Le novità si palesano sin dall'inizio, e se "
Area 16", che apre il disco, è un breve strumentale senza particolari pretese se non quello di dare il via alla raccolta, "
Predator" si scopre come uno scattante e martellante episodio nel più classico stile dei
Primal Fear con
Ralf Scheepers che dimostra di saper sempre ammaliare e graffiare senza alcuna difficoltà. Gli altri due inediti seguono in rapida successione, prima l'inaspettata "
If Looks Could Kill", dove vanno a riprendere proprio la canzone che già suonarono i The Heart negli anni '80, mentre "
Thrill of Speed" è meno appariscente, concreta e teutonica ma nell'occasione non eccelsa, e si snoda un po' sulla falsariga di una "
King for a Day".
A questo punto prende il via un lungo excursus sulla più recente discografia, andando a tratteggiare in maniera equilibrata tanto gli ultimi cinque studio album ("New Religion", "16.6 (Before the Devil Knows You're Dead)", "Unbreakable", "Delivering the Black" e "Rulebreaker") realizzati, quanto quella varietà compositiva ed esecutiva che non sempre è stata riconosciuta ai
Primal Fear. Eccoli, per l'appunto, passare da canzoni trita sassi come "
Strike" o "
Angel of Mercy" e anthemiche come "
In Metal We Trust", ad una articolata "
We Walk Without Fear" o alla sempre emozionante "
Fighting the Darkness" sino a toccare le melodie di "
Everytime It Rains", con la bellissima voce di
Simone Simons, passando pure per l'Hard Rock di "
Six Times Dead (16.6)" e "
Bad Guys Wear Black".
Talvolta - e irrispettosamente - sottovalutati, ti sorprendono sempre.
Una certezza.
In Metal we trust ... For Metal we live
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