Copertina 6,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2005
Durata:41 min.
Etichetta:Limb
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. I’M YOUR MASTER
  2. VENGEANCE IS MY LAW
  3. HOLY GATES
  4. DIAMOND CROWN
  5. EDGE OF A KNIFE
  6. INITIATION (PROMISED LAND)
  7. ISOLATION
  8. NAKED KING
  9. WRONGLY RIGHT
  10. EASTERN DANCE
  11. WHISPERING

Line up

Non disponibile

Voto medio utenti

Probabilmente è un momento di crisi per Limb Schnoor: come spiegarsi altrimenti il fatto che il leggendatio talent scout scopritore di bands del calibro di Helloween, Angra o Heavens Gate, abbia ora sotto contratto gente come Casus Belli, Galloglass o Dungeon, che certo non hanno un briciolo del valore degli acts sopracitati? Mah, meglio lasciare perdere, prima che ci afferri la nostalgia, e dedicarci a questo “In the name of the rose”, secondo lavoro dei Casus Belli, un altro dei numerosi difensori del true metal che sembrano invadere in questo periodo la scuderia del buon Limb…
Ci muoviamo sugli stessi territori di Wizard e Paragon, tanto per dare qualche riferimento, anche se le armi in mano a questa band sono molto meno affilate e letali.
Ad ogni modo, “In the name of the rose” non parte male: “I’m your master” è un assalto frontale senza fronzoli, ideale biglietto da visita di un gruppo che ha fatto dell’intransigenza la propria bandiera. Siamo molto vicini ai Manowar più tirati e selvaggi, ma, a differenza dell’ultimo lavoro dei Wizard, questo disco non viaggia interamente sugli stessi binari. Già le successive “Vengeance is my law” e “Holy Gates” risultano essere due piacevoli cavalcate, molto Running Wild oriented la prima, melodica ed accattivante la seconda: due brani gradevoli, pur se lontani dallo status di capolavori.
Con “Diamond crown” si schiaccia ancora l’acceleratore a tavoletta (brano piatto e impersonale, comunque), mentre più particolare e interessante risulta essere “Edge of a knife”, che mostra l’aspetto più melodico e “radiofonico” dei Casus Belli.
Nella seconda parte del disco abbiamo una caduta di tono notevole (nulla di strano, se si pensa che neanche la prima parte faceva gridare al miracolo), ma ci sono due brani che si salvano: l’epica “Naked king”, uno degli episodi più ispirati in assoluto di questo lavoro, e “Isolation”, un mid tempo che non fa prigionieri tanta è la sua pesantezza, straordinariamente efficace, pur basandosi su un riffs che avremo sentito milioni di volte!
Chiude “Whispering”, uno strumentale semiacustico assolutamente inutile, anche se certo da non buttare via…
In conclusione diciamo che a meno che non siate dei fanatici estremisti del genere, potete anche lasciare “In the name of the rose” sugli scaffali del negozio: alcune cose valide ci sono, d’accordo, ma non abbastanza da giustificare l’acquisto. Nel frattempo speriamo che Limb si rimbocchi le maniche e ci porti da ascoltare qualcosa di ben più sostanzioso…
Recensione a cura di Luca Franceschini

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