Oltre al capolavoro indiscusso "
Idolatry", di cui abbiamo parlato (e "videoparlato"!) in un'altra recensione, la
Punishment18 ha avuto il merito di andare a recuperare anche l'altro disco uscito su Combat Records, ovvero il predecessore di due anni "
Signs of Life", pubblicato nel 1989.
Arrivati sfortunatamente lunghi per una band thrash cattiva ed oscura come quella dei Devastation, purtroppo l'ottimo songwriting già dimostrato in questo disco fu assai penalizzato da una produzione pecoreccia e confusionaria, sistemata solamente nel successivo "Idolatry" da quel mago di
Scott Burns.
Registrato in totale economia nei Goodnight Studios di Dallas (quindi non lontani da casa loro, dato che la band era di Corpus Christi, Texas), "Signs of Life" si fece comunque notare e distinguere per un approccio più feroce ed oscuro dei loro compagni d'armi, a metà tra
Slayer e
Dark Angel, con qualche digressione in campo death metal.
Anche la voce, così particolare e "sgraziata", una sorta di
Ron Rinehart dei Dark Angel ancora più sforzato, che eppure così bene si sposa con la proposta musicale dei Devastation, non fu molto ben digerita all'epoca da un pubblico assai più direzionato per voci più potenti, grintose o alte.
Nonostante questo, anche grazie al buon nome della Combat, un'intensa attività live (a casa loro, purtroppo...) e l'indiscussa qualità della proposta, i Devastation costruirono in ogni caso il loro status di band di nicchia ma di altissima competitività, che ritorna ed ancora si manifesta oggi a 30 anni di distanza, con l'interesse dimostrato dalla nostra Punishment18.
Imperdibile per tutti gli aficionados del thrash di una volta, totalmente da sorvolare per tutti gli ignorantoni che oggi sovrastano la scena.
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