Sono greci e suonano symphonic extreme metal: inevitabile, almeno per me, pensare ai Septicflesh, vero punto di riferimento del genere, ma i
W.E.B., sebbene ai più illustri compatrioti debbano più di qualcosa, riescono a creare una amalgama sonora del tutto personale nella quale fanno confluire diversi generi che vanno dal black (predominante), al death, al gothic fino ad arrivare all'heavy più classico, il tutto declinato, come detto all'inizio, in chiave sinfonica.
Il quartetto, qui alla sua quarta prova in studio, realizza quello che possiamo considerare il suo album più riuscito, un album perfettamente bilanciato tra abbondanti dosi di violenza ed arrangiamenti maestosi e dal forte impatto "operistico", riuscendo, dunque, a non cadere nella trappola della eccessiva pomposità e del poco impatto che, invece, spesso affligge tutte quelle band che si cimentano nella pericolosa pratica del metal sinfonico, estremo o non che sia, perché il rischio di scadere nel pacchiano è sempre dietro l'angolo con queste sonorità.
I
W.E.B., al contrario, pacchiani non lo sono proprio per nulla e, anzi, la loro musica è una possente ondata che ti sbatte in faccia, oscura, violenta e maestosa ma, nonostante tutto, elegante e finemente arrangiata a riprova che quando si hanno le idee, e qui ce ne sono davvero tante, il genere suonato passa quasi in secondo piano lasciando spazio alla qualità ed al piacere della musica.
"Tartarus", dunque, con le sue ricche orchestrazioni, con i suoi cori magniloquenti, con il suo fiero spirito epico, con il suo alone dark, con la sua inconfondibile anima "greca" è un lavoro abbondantemente sopra la media che si rivela essere una delle cose migliori uscite in ambito estremo negli ultimi mesi e che conferma, sempre di più, come la scena del paese di provenienza dei Nostri resti una delle migliori, per quanto riguarda la musica metal, dell'intero pianeta.
Sta a voi, adesso, non lasciarvi sfuggire questo magnifico dischetto.
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