Emperor - Anthems To The Welkin At Dusk

Copertina 10

Info

Past
Genere:Black Metal
Anno di uscita:1997
Durata:non disponibile
Etichetta:Candlelight

Tracklist

  1. AL SVARTR (THE OATH)
  2. YE ENTRANCEMPERIUM
  3. THUS SPAKE THE NIGHT SPIRIT
  4. ENSORCELLED BY CHAOS
  5. THE LOSS AND CURSE OF REVERENCE
  6. THE ACCLAMATION OF BONDS
  7. WITH STRENGTH I BURN
  8. THE WANDERER
  9. IN LONGING SPIRIT
  10. OPUS A SATANA

Line up

  • Ihsahn : guitars, vocals, synth
  • Samoth : guitars
  • Alver : bass
  • Trym : drums

Voto medio utenti

Alcuni lavori sono difficili da descrivere, vuoi per la loro importanza all'interno di un genere oppure per la complessità delle strutture musicali che propongono, ma, spesso, ciò che più spiazza e rende difficile un'analisi non riguarda tanto l'aspetto tecnico, perché un orecchio allenato alla fine riesce a cogliere abbastanza facilmente certe sfumature e peculiarità compositive, bensì quello relativo alle sensazioni emotive che un certo album può suscitare e all'inquadramento di una determinata band in certo sottogenere del Metallo pesante.
Mi spiego meglio, utilizzando come esempio proprio la band di cui voglio parlarvi, i norvegesi Emperor: generalmente il Black Metal, almeno quello dei primi anni Novanta, ha delle coordinate ben precise, rozzamente riassumibili con chitarre a “zanzara”, sezione ritmica veloce e monocorde, melodie malate, cantato in screaming e produzione da scantinato (cercata appositamente al fine di dimostrare come non servono paillettes, lustrini e migliaia di dollari per creare musica potente), tutte caratteristiche ben visibili in lavori storici come il mai troppo lodato “Transilvanian Hunger” dei Darkthrone (anch'essi provenienti dalla fredda Norvegia).

Detto ciò, cosa accade quando una band generalmente riconosciuta come una delle più influenti, ed oltretutto appartenente alla prima ondata Black scandinava, inserisce fin dall'inizio della propria carriera elementi diversi che, almeno a prima vista, cozzano con quanto detto sopra? Semplice, si crea il caso unico, quello di un gruppo che non segue un determinato stile, ma lo fa proprio, lo interiorizza, lo assimila e poi lo decostruisce e lo rende personale. Ed è proprio la personalità ad essere la chiave di volta con la quale decifrare l'intricato universo targato Emperor, specialmente quello relativo a questo “Anthems To The Welkin At Dusk”, che, almeno per il sottoscritto, è il vero capolavoro della band nordeuropea, un gradino superiore perfino a quel “In The Nightside Eclipse” che aveva scaldato i gelidi cuori dei blackster di mezzo mondo.
Questo secondo disco di Ihsahn e Samoth, veri mastermind del gruppo, venne alla luce dopo gli arcinoti problemi legali di Samoth (per approfondimenti basta scrivere “Black Metal” in ogni motore di ricerca) e ad alcuni cambi di formazione, che portarono all'arrivo di Alver al basso e di Trym alla batteria, in sostituzione, rispettivamente, di Tchort e di Faust. Addentrandoci più profondamente nell'opera in esame, ciò che più colpisce sono gli intricatissimi riff chitarristici messi in campo dalla formidabile coppia d'assi Ihsahn/Samoth, i quali rifuggono lo stile lineare e sporco di quello che in futuro verrà chiamato “Raw Black Metal”, per abbandonarsi a strutture più complicate, sorrette da un drumming furioso, ma mai caotico, il tutto senza perdere un briciolo né della potenza, né della malignità e né della fredda spietatezza che contraddistinguono la Nera fiamma fin dai suoi primi infernali vagiti; a testimonianza di quanto appena detto basta ascoltare “Ye Entrancemperium” oppure “The Loss And Curse Of Reverence”. Un altro punto a favore della tesi circa l'originalità e la personalità degli Emperor è riscontrabile nel cantato di Ihsahn, uno screaming acido e cattivo, corrosivo ed acuto, il quale si accompagna a parti pulite epiche, ad esempio in “Thus Spake The Nightspirit”, che danno quel tocco di solennità e maestosità che, unito al mai invadente tappeto di synth (opera sempre del poliedrico vocalist), crea un'aura quasi mistico/religiosa ad un album già di per sé ben strutturato e tecnicamente ineccepibile, in poche parole un binomio emozioni/sostanza veramente sorprendente e difficilmente riscontrabile in altri lavori, non solamente Black, ma anche Death, Thrash, Power ecc.

In conclusione ci troviamo al cospetto di un lavoro da inserire direttamente nella lista dei classici, in quanto mostra una band in stato di grazia, capace di diventare, nel giro di un paio di dischi, fonte di ispirazione per migliaia di altri gruppi che, purtroppo, non sempre hanno capito la vera lezione degli Emperor: non omologarsi, ma far omologare, non seguire, ma essere seguiti, in sostanza rimanere sempre e comunque unici, senza perdere la propria identità ed origine musicale. Ma questa è, come si suol dire, un'altra storia ed io vi lascio con la scontatissima frase:

“L'imperatore è morto,
lunga vita all'imperatore!”
Recensione a cura di Diego ‘Wolf85’ Serafini
Il chaos

Il black métal evoluto nasce qui

A un passo dalla vetta

No, niente da fare "In The Nightside Eclipse" nn si batte, troppo evil, troppo freddo e malato, troppo black per essere inferiore a qualsiasi altro disco. Ciò nn toglie ke questo "Anthems..." sia un grandissimo disco, ma il masterpiece degli Emperor era già stato scritto...

capolavoro

il mio preferito della band. Hail Emperor

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 28 giu 2012 alle 11:35

Uno dei dischi che mi ha cambiato la vita. Chaos, melodia, epicità, gelo: musica affascinante senza tempo. Grandissimi Emperor. hai detto tutto. Il mio preferito in assoluto.

Inserito il 26 giu 2012 alle 22:10

sono passati 15 anni e questo disco lo devo ancora ascoltare :D benvenuto wolf! Me ne vado.

Inserito il 26 giu 2012 alle 17:59

sono passati 15 anni e questo disco lo devo ancora ascoltare :D benvenuto wolf! Grazie! Comunque questo disco, una volta ascoltato, non ti molla più! :-D

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