Non molte le informazioni in mio possesso per introdurre al popolo dei
gloriosi i
Legionem, formazione dedita a una forma di
doom metal viscerale e “catacombale”, decisamente affascinante qualora apprezziate Violet Theatre, Death SS e The Black, oltre a Black Sabbath, Pentagram, Saint Vitus e Angel Witch.
Celato dietro enigmatici pseudonimi, il trio toscano (tra cui due ex Focus Indulgens, che apprezzai particolarmente ai tempi del loro eccellente “
Hic sunt leones” …) dimostra di possedere una spiccata vocazione per i suoni esoterici e tenebrosi, ostentando una dignità espressiva superiore alla media dei tanti “dannati” che agitano il magmatico lato oscuro della musica
rock.
“
Ipse venena bibas” (frase tratta da una formula di esorcismo, riportata nel
booklet … che poi è anche il tema dell’atto d’apertura del programma, un recitato dell’apostolo
Marco, condito da effetti cinematografici
horrorosi …) è un disco di notevole suggestione, in cui sono inseriti con gusto sprazzi di epicità
NWOBHM e che si offre a tutti gli estimatori del genere con un carico di tensione emotiva assai denso e prepotente.
“
The Bishop”, capace di trasformarsi repentinamente da elegiaca in perniciosa e tormentata, le atmosfere
seventies ed evocative di “
Albertus albertus” e poi ancora il magnetismo metallico di “
Proculo’s vial”, rappresentano piuttosto bene l’essenza di un gruppo rigoroso eppure anche discretamente fantasioso, che in “
Rituals in the catacomb” esibisce il versante più morboso e gotico della sua personalità, con “
A pentacle” riprende qualcosa del
feeling primordiale dei
Maiden, con “
Furcas and the philosophem” prosegue sulle medesime coordinate con un piglio maggiormente
hard-rock e con “
Black chain of death” avvolge l’astante in sulfuree spire da cripta di cattedrale, onorando in maniera palese la nobile componente italica del suo ricco bagaglio formativo.
Una resa sonora scarna e “terrosa”, seppur abbastanza adeguata al clima dell’opera, potrebbe forse limitare il bacino d’utenza, ma non sostenere i
Legionem per questo “dettaglio” sarebbe un peccato, perché in loro si scorge già quella scintilla in grado di distinguerli dalla marea di scolastiche
doom-band che affollano la scena … alimentarla per vederla diventare un’autentica fiamma (“nera”) credo sia doveroso.
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