Copertina 8

Info

Anno di uscita:2022
Durata:42 min.
Etichetta:Cruz Del Sur Music

Tracklist

  1. 1928
  2. REHMEYER'S HOLLOW
  3. GODDESS
  4. PANDEMONIUM
  5. HER SPECTRAL ARMIES
  6. THE WITCH OF RILEY CREEK
  7. DEADLY CHARMS
  8. NIGHT OF THE DOPPELGANGER
  9. OUT FOR BLOOD

Line up

  • Nate Tyson: vocals
  • Les Yarde: guitar
  • Patrick "Patty" Benton: guitar
  • Seibert Lowe Jr.: bass
  • Nick Zinn: drums

Voto medio utenti

Secondo album per i rockers Spellbook, già noti in precedenza come Witch Hazel. Nel 2020 era uscito (e avevo recensito) il debutto "Magick & mischief", ottimo concentrato di grintoso hard '70, metal '80, qualche influenza di stoner muscolare ed una spolverata di atmosfera Sabbathiana. Lavoro di buon livello, energico, con alcune soluzioni un pò derivative ma anche spunti autonomi di ottima qualità.
Adesso la formazione della Pennsylvania ci riprova con questo "Deadly charms", sempre per Cruz del Sur. Alla chitarra non c'è più Andy Craven, sostituito dalla coppia Yarde / Benton. La scelta delle "twin guitars" risulta sicuramente indovinata: più carica rock, più fantasia nel rifferama, più fluidità e complessità strutturale. Ovviamente non s'intende una serie di architetture sonore intricate e cerebrali, visto che siamo di fronte ad un caldo e ghiandolare heavy-rock fatto di grana grossa e overdose alcolica. Però è indubbio che le canzoni degli americani offrano una varietà non così comune di cambi di ritmo, tempo, hooks, corroborata da un virile feeling melodico quasi sempre efficace. Diciamo che il loro sound sembra un frullato di buon vecchio hard, nwobhm, proto-metal, con un moderno tocco fuzz e qualche sottile vibrazione doomy. Oltre ai Black Sabbath, i rimandi più evidenti vanno in direzione di Thin Lizzy, Wishbone Ash, primi B.O.C, Black Widow, Pentagram, mentre nei tempi recenti li avvicinerei a nomi come Bible of the Devil, Orchid, The Neptune Power Federation, ecc.
I brani trattano prevalentemente tematiche occulte ed orrorifiche come nel caso di "Rehmeyer's hollow", ispirata al sinistro dottor Nelson Rehmeyer che nei primi anni del '900 praticava in Pennsylvania oscuri e sanguinari rituali magici, derivati dalla tradizione nativa americana (pow-wow). Nel dinamico brano il cantante Nate Tyson riprende le intonazioni Ozzyane del disco precedente (mood molto Orchid), ma nel proseguio della scaletta tale inflessione viene quasi del tutto abbandonata per una interpretazione maggiormente personale (sul genere di Tom Frank dei Duel, altra band molto simile per impostazione).
Anche il chitarrismo tende subito in direzione di un classic-rock impetuoso e tirato e meno ombroso, vedi la vitaminica "Goddess", per arrivare a sfiorare la viscerale carica dei primi Maiden, sia nei suoi aspetti ruvidi e battaglieri ("Pandemonium") e sia nelle cavalcate più rilassate ed eleganti ("Her spectral armies", con un solismo da brividi).
Nella seconda metà del disco troviamo altri due grandi pezzi, estesi ed articolati. "Deadly charms" è una sorta di gioiellino hard seventies, con forte retrogusto nwobhm. C'è un'atmosfera uggiosa alla Angel Witch / Grim Reaper (mica poco...), innervata da rocciosità ritmica e cantato leggermente nostalgico. Poi il pezzo decolla in una cavalcata chitarristica di grande effetto, riprendendo successivamente il mood iniziale per un finale in crescendo. Si nota uno sviluppo di alto livello, una qualità di base che la band di York ha incrementato dal precedente lavoro.
Invece "Night of the doppelganger" è una traccia tirata Saxoniana, un classic metal in-your-face. Riff come sciabolate, ma anche momenti più riflessivi ed evocativi. Non mancano le vibrazioni horror-doom, seppur estremamente contenute. Anche la voce di Tyson abbandona le timbriche Ozziane, per una interpretazione adrenalinica da pure-rocker. Sette minuti che scivolano in un attimo, trasmettendo energia e freschezza vecchia maniera.
Chiude il lavoro una "Out for blood" che a mio avviso è l'episodio meno incisivo in scaletta. Un rock dalla forte componente melodico-americana (alla Aerosmith), senz'altro gradevole e orecchiabile, molto radio-oriented, ben fatto ma un pò troppo piacione.

Davvero una bella prova per gli Spellbook. Tosti, carichi, con idee che si rivolgono al passato ma vengono riproposte con il giusto vigore attuale. La doppia chitarra ha permesso di creare qualche struttura più complessa ed il songwriting si è ulteriormente sganciato dai modelli di riferimento. Se amate l'hard classico, tempestoso e rigenerante, questa è una band assolutamente da conoscere.

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